BOYS DON’T CRY – Kimberly Peirce
Un corpo da donna, una passione ed una voglia di amare da uomo. Teena Brandon (Hilary Swank) desidera essere un uomo, divenire Brandon, e per lasciar esplodere il suo desiderio, il suo impeto, affronta un cumulo di ignoranza, quella proveniente direttamente dalle terre polverose del Nebraska.
Brandon, che continua ad essere Teena, incrocia la propria vita con Lena (Chloë Sevigny), una giovane irradiata dai medesimi impulsi vitali che, anche se scoperta la verità sulla sessualità del “fidanzato”, non spegne l’amore che le alberga dentro. La loro attrazione si schianterà ancora una volta contro la villania, quella del fratello di Lena.
Basato su uno dei tanti eventi di cronaca nera che hanno flagellato (e tutt’oggi flagellano) l’America (e non solo), Boys don’t cry cinematograficamente rappresenta quel versante indie bramoso di raccontare l’uomo nel suo piccolo pulsare di emozioni, un minuscolo ma empatico palpitare in un territorio troppo sterminato per farsi sentire adeguatamente. Questo piccolo cuore è perfettamente metabolizzato nel corpo di una eccellente Hilary Swank, simbolo di una repressione mai finita, di una voglia di vivere immensa che deve fare i conti con chi non possiede il medesimo animo e diviene portatore di guerra in un territorio che non chiede altro che pace.
Cinque anni di lavoro, opera prima elegantemente girata da Kimberly Peirce, dal titolo ispirato all’omonima canzone dei The Cure, Boys don’t cry è un cult da mantenere in vita per riflettere una realtà spietata, dove lo stupro diviene strumento di morte, incapace di accogliere urla di amore.