BLOOD FEAST – Herschell Gordon Lewis
Qui basta una parola, capolavoro. Questo è il primo splatter della storia del cinema, realizzato da Herschell Gordon Lewis utilizzando come effetti manichini lordati con parti di interiora animali. L’effetto ormai è un po’ datato ma, se ci si immedesima nell’epoca in cui questa pellicola è uscita sugli schermi, ci si può rendere conto dell’effetto sgradevole suscitato da tutte quelle riprese che insistono sui dettagli delle budella.
Considerarlo un semplice culto è sminuire la portata di questo film, in realtà un modo diverso di vedere Hollywood, costruendo una sub-hollywood, dove la splendida playmate di giugno 1963, Connie Mason (interprete anche di Two Thousand Maniacs!), vive un incontro di fuoco con un fervido seguace (Mal Arnold) della dea egiziana del sangue, Ishtar. Pronto a tutto pur di risvegliare la divinità dall’oltretomba, il maniaco non disdegna di preparare fumanti minestroni a base di parti femminili prelevate col machete. L’assassino, oltretutto zoppo, finirà molto male, non senza dare prima una dimostrazione di come si può animare un party di wasp americani grazie ad un festino egiziano a base di sangue.
Tre anni dopo Psycho, Lewis ci mostra (all’inizio del film) l’omicidio nella vasca da bagno, susseguendo le turpitudini in una serie di location alquanto insolite. L’ambientazione del film, infatti, è paradossalmente una zona residenziale immersa nel verde con tante villette tipiche degli anni ’50. Un monito fatto alla borghesia americana per considerare in modo diverso gli agi e il denaro, soffermandosi più a guardarsi “dentro” … nelle proprie viscere.