BITCH SLAP – Rick Jacobson
Una squattrinata e un po’ tonta spogliarellista, una drogata manesca e una sorta di agente speciale si trovano a dover affrontare il famigerato Pinkie, un re della criminalità che nessuna di loro ha mai visto. Le tre prorompenti ragazze si trovano in mezzo al deserto per recuperare un bottino rubato proprio al boss, ma gli eventi non volgono esattamente a loro favore, specialmente dopo l’uccisione di Gage, burattino di Pinkie e unico conoscitore dell’esatta posizione della refurtiva.
Una citazione sulla malvagità dell’uomo tratta da Joseph Conrad inizia BITCH SLAP, un chiaro inno alla exploitation e ai B-movies del calibro di Faster Pussycat! Kill! Kill! o Dragstrip Girl, passando per il revival tarantiniano (GrindHouse) e l’estetica fumettosa cara al Robert Rodriguez di Sin City. Un giocattolo divertente quanto fine a se stesso, che ruota interamente sui corpi delle tre protagoniste continuamente impegnate in lanci di secchiate d’acqua, pose sexy, sguardi ammiccanti e scene lesbo, che intermezzano praticamente ogni cambio di scena.
Il film è costruito su diversi lassi temporali: il presente (le ragazze nel deserto) e il passato (in cui si rivedono le scene a ritroso, dalla più recente all’incipit della vicenda). Ogni balzo indietro nel tempo comporta un fumettoso flashback, dove la grafica digitale (fondali aggiunti sul green screen più che altro) e l’iper-realismo la fanno da padrona in un turbinare di esplosioni, spruzzi di sangue, striptease e vetri infranti.
Notevole la colonna sonora heavy metal che scandisce i tempi di BITCH SLAP con rocciosi mid-tempo (nelle sexy-scenes di presentazione delle protagoniste), accelerate in doppia cassa (negli scontri corpo a corpo), tappeti di synth (per i momenti pseudo-romantici) e cavalcate rock-blues (nei momenti glamour).
BITCH SLAP saccheggia a piene mani Quentin Tarantino (che a sua volta aveva attinto da altri fonti, ma correndo il rischio di non esser gradito), fa sua la filmografia degli anni ’60 e sfrutta il filone da drive-in spianato negli ultimi tempi. A livello di tecnica registica assistiamo ad un uso continuo del ralenty o a primi piani che si alternano a riprese a campo lungo, cesellate in un montaggio frenetico.
Non aspettatevi altro che un fracassone e roboante B-movie pieno di bei corpi femminili, azione frenetica e colori accesi. Tanto divertimento che sotto la patinatura non contiene null’altro. Ma è sempre necessario contenere un sottotesto? Preparate i pop-corn, alzate il volume e godetevi l’exploitation a go-go!
VOTO: 5.5/10
un film di Rick Jacobson
con Kevin Sorbo, Renée O’Connor, America Olivo, Michael Hurst