ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO – James Bobin
Per il secondo capitolo della saga riguardante le avventure di Alice nel paese delle meraviglie è stato scelto come timoniere James Bobin che ha, in qualche modo, avuto l’onere di far dimenticare l’esperienza poco piacevole del primo capitolo, firmato da Tim Burton.
A dispetto di quello che erroneamente potrebbe essere etichettato come un film adolescenziale, questa seconda pellicola presenta più spunti afferenti al piano psicologico della prima, per cui pur mancando quasi completamente la fedeltà al romanzo di Carrol, ma di questo ormai non ci meravigliamo troppo, rimane comunque una spiccata attenzione verso quel mondo oscuro e onirico, popolato da innumerevoli figure archetipiche. D’altro canto anche il testo originale di Carrol poteva essere esaminato sotto molteplici punti di vista, tra i quali spiccano quelli fedeli alla narrativa per ragazzi e quelli simbolici, intrisi di significati reconditi, destinati ad una lettura più matura.
In questo la pellicola, James Bobin mantiene una certa coerenza con questo tipo di approccio, partendo proprio dal fulcro della storia che vede Alice dover fare i conti con il suo rapporto conflittuale con il padre ormai deceduto. Tutto il film altro non è che una messa in scena di tale conflitto che ella ha il dovere di risolvere, infatti, per utilizzare una terminologia cara a Jung, il suo conflitto non riguarda solo il padre ma la sfera “maschile” in generale. La ritroviamo al timone di quella che fu la nave del padre, vestita con abiti prettamente maschili (ancora una volta del padre) e, nonostante il suo rapporto difficile con costui, non riesce a disfarsene, rimanendo così imbrigliata ad un passato dal quale non riesce ad affrancarsi.
Proprio in questo momento di smarrimento interviene in suo soccorso il mondo onirico che le offre una soluzione, una apparente via di fuga da tutti i problemi, basta solo attraversare uno specchio. Iniziano in questo modo le avventure di Alice, in un percorso nel subconscio, fondamentale per comprendere la vita reale e compiere le scelte giuste. Tra le figure iconiche classiche del romanzo di Carrol ritroviamo Il Cappellaio Matto, che la prega di trovare i suoi genitori che egli credeva morti a causa di un soffio esalato da un drago. Immediato l’accostamento della figura del Cappellaio con quella di Alice, comprensiva di amore/odio nei confronti del genitore che da un lato vuole bene al proprio figlio ma, dall’altro, vuole forgiarlo dispensando durezza e disciplina, per prepararlo alle difficoltà della vita.
Alice attraverso lo specchio è un film denso e carico di simbologia, con livelli di lettura improntati dal regista di non facile accesso per un pubblico più giovane, che sicuramente vivrà un’esperienza visiva entusiasmante, specialmente nella parte finale del film, oggettivamente più dinamica della parte iniziale, propedeutica alla risoluzione dell’enigma. La realizzazione tecnica è sicuramente notevole, ma viene da chiedersi se questo film non sia più adatto al mercato straight-to-video (come già successo per altre produzioni Disney) visto che la fattura generale sembra accostarsi più a quel tipo di mercato che a quello del grande schermo, anche volendo solo considerare la firma molto giovane della regia. Comunque il film risulta più completo, godibile e strutturato del precedente di Tim Burton, sul quale la casa di produzione non si pronunciò mai dati gli incassi stratosferici.
Tag:ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO, ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO recensione, alice nel paese delle meraviglie 2, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, James Bobin, Johnny Depp, Mia Wasikowska, Sacha Baron Cohen, tim burton alice