AETERNAE TENEBRAE – Andrea Gentili
Tre amici si frequentano con regolarità, quando uno di loro, Alessandro, rompe la consuetudine piantando in asso gli amici di sempre al consueto appuntamento delle 18, senza una giustificazione sensata. Riccardo e Francesco decidono di andare a fondo, scoprendo il segreto dell’amico.
Quando Riccardo e Francesco iniziano a pedinare Alessandro, scoprono rapidamente come quest’ultimo stia tentando di affiliarsi ad una setta, il cui rito di iniziazione prevede un omicidio. La scelta di Alessandro ricade su uno dei compagni della combriccola, disegnando un piano la cui riuscita è minata dalla scoperta degli amici.
Va bene, parliamo di cinema indipendente, low-budget, raffazzonato, sperimentale, autarchico che dir si voglia. Il rischio di scivolare paurosamente non solo nel dilettantesco ma anche nel patetico c’è, si cela dietro l’angolo; è facile ritrovarsi a visionare pellicole che sono puri esercizi o divertissement. In casi come questo, tuttavia, non mancano solo possibilità o soldi. Si può sorvolare su una sfilza di elementi, soprattutto prettamente tecnici, ma non è possibile giustificare l’assenza di logica o buon senso.
Purtroppo Aeternae Tenebrae, ricade in questa casistica: si tratta di un lavoro basato su una trama e una sceneggiatura che non stanno in piedi. Sebbene ci sia un tentativo di creare un intreccio sensato e di mantenere viva l’attenzione dello spettatore attraverso vari colpi di scena, il regista perde di vista la giusta direttrice, presentando illogicità e forzature. Il lavoro, infatti, manca di sufficiente realismo e razionalità; citando qualche elemento: una setta che si incontra all’aria aperta e in pieno sole non è credibile; un adepto che si porta dietro un testimone; una pessima scelta della location (quella più a portata di mano?) e così via fino alla scena madre, il sacrificio, dove vediamo due ragazzi che, sebbene stiano per essere uccisi, restano in composto silenzio.
Con un cast raramente in parte, escluso forse proprio il regista e l’uomo a capo della setta, capace di emergere (e respirare) anche da dietro la maschera, Andrea Gentili soccombe sotto la mancata coerenza della trama, mostrando invece capacità nell’uso della telecamera, con un paio di inquadrature particolarmente azzeccate.
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