1485 KHZ – Michele Pastrello

Michele Pastrello utilizza il genere come un canale, una conduttura all’interno della quale veicolare le sue turbe e i suoi deliri più profondi, ma non solo. Tramite le immagini, egli invita anche lo spettatore a fare lo stesso, a porsi degli interrogativi, a non rimanere in silenzio di fronte a ciò che vede.

C’è sempre qualcosa di morboso e disturbante in ognuno di noi spettatori, e le opere di Pastrello sono capaci di farlo emergere, di farlo galleggiare fino in superficie. In 1485 Khz (Se otto ore) albergano due anime: una molto vicina al videoclip e l’altra più prossima al cinema d’autore, con un messaggio sociale sullo sfondo, il tutto tenuto insieme da un soggetto da ghost movie.

Siamo in Friuli, e una donna (Lorena Trevisan), addetta alle pulizie, è costretta ad accettare condizioni lavorative pessime e un datore di lavoro per il quale definirlo “aguzzino” è un eufemismo. Si ritrova così a svolgere un incarico presso una casa abbandonata che cela inquietanti misteri. Noncurante del fatto che una sua collega, pochi giorni prima, sia stata data per dispersa proprio mentre ripuliva quella casa, la nostra protagonista decide comunque di accettare l’incarico, pur di racimolare qualche soldo.

Anche se la storia avrebbe meritato uno sviluppo maggiore, Pastrello racchiude nei 20 minuti di cortometraggio tutta la sua passione per il genere, per la musica (suo primo amore) e per le tematiche sociali.  Lo spettatore viene catapultato all’interno di una storia che contiene immagini folkloristiche e viene sballottato da suoni disturbanti e indecifrabili, riuscendo comunque a mantenere viva l’attenzione nel tentativo di capire come andrà a finire.

Abbiamo capito che il formato del cortometraggio è una misura entro la quale Michele Pastrello riesce a esprimersi al meglio, ed è con il tempo diventata una sua cifra stilistica, insieme alle tematiche sociali veicolate attraverso il genere. Sarebbe interessante vederlo cimentarsi in opere dalla sceneggiatura più articolata, in modo che possano svilupparsi e vivere la vita che meritano.

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