10 CLOVERFIELD LANE – Dan Trachtenberg
Michelle ed Emmett si ritrovano chiusi dentro una sorta di bunker, apparentemente liberi di fare tutto entro quei confini, tranne che uscire all’esterno. Howard, proprietario del bunker (e novello carceriere), racconta loro che all’esterno vi è solo la morte. Sembra che una strana malattia uccida chiunque respiri l’aria inquinata dell’esterno, o almeno questo è ciò che racconta l’uomo …
Il richiamo nel titolo del film diretto da Matt Reeves (e prodotto da J.J. Abrams) suggerisce sin dalla locandina la verità nascosta dietro la cortina di parole di Howard e oltre la porta blindata del rifugio anti-atomico. Gli spazi aperti del disaster movie, necessari per contenere le fattezze dei mostri che hanno invaso New York, mutano in claustrofobiche quattro mura, modificando anche i tentativi di salvezza dalla corsa senza tregua (Cloverfield) all’utilizzo dell’ingegno (10 Cloverfield lane). John Goodman, che presta il viso a Howard, è il vero mattatore di questo film, costantemente sul filo del rasoio tra (apparente) follia e (altrettanto apparente) perentoria lucidità; rendendo non immediato lo schieramento per cui parteggiare, di fronte ad una Mary Elizabeth Winstead, che incarna Michelle, fredda e calcolatrice.
10 Cloverfield lane indossa i panni del thriller psicologico e riesce a mantenere alto il livello di tensione, perdendo terreno solo nelle scene finali in quanto più che suggerire, Trachtenberg preferisce raccontare quanto in atto, perdendo potenza emotiva e rischiando di scadere nel B-movie. Pericolo scongiurato, pellicola da vedere, meglio se con Cloverfield alle spalle.
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