ELYSIUM – Neill Blomkamp
Un bambino si dondola lentamente su un’altalena, di fianco una suora che gli parla dolcemente. I suoi occhi azzurri puntati verso il cielo, una sagoma intravista da lontano, un simbolo di speranza verso un futuro diverso. 2154, l’inquinamento e la sovrappopolazione sono imperanti al punto tale da spingere una classe di ricchi a rintanarsi in un pianeta lontano: Elysium.
Los Angeles, oggi, Max (Matt Damon) è divenuto adulto ma i suoi occhi non sono cambiati. Il suo modo di osservare i contorni di Elysium tuttavia cambia nel momento in cui, per un incidente sul lavoro che lo espone a delle radiazioni, la sua ultima speranza di vita risiede nelle capsule presenti sul pianeta, capaci di lenire ogni forma di malattia.
Un futuro contaminato e figlio di un progresso/regresso politico volto allo sfruttamento di ogni risorsa, che sia naturale o umana; la diseguaglianza sociale estremizzata in un contesto-lavoro dove l’operaio deve tenersi aggrappato al proprio posto, divenendo un elemento della catena (Metropolis come Tempi moderni insegnano), sono elementi caratterizzanti Elysium. Il regista, Neill Blomkamp, si trova perfettamente a proprio agio con la materia, disegnando la lotta sociale con un sottotesto antirazzista in maniera meno potente di District 9, ma sempre vivida. Purtroppo il senso unico della visione della realtà (di oggi come di domani) tende ad anestetizzare lo script, protendendo verso un bianco e nero dettato dal binomio buono/cattivo, in una società dove sembrano non esistere le tonalità di grigio. Buonismo esasperato che mina il cupo ardore della sci-fi, in letteratura come in parte della cinematografia.
Fortunatamente Elysium è forte di un impatto visivo immenso, edificato su un montaggio serrato e sperimentazioni con la macchina da presa, catalizzato da una storia comunque interessante, veleggiante tra lercio quotidiano e dolci flashback dove la luce avvolge i corpi come a pulirli di un sudiciume che ne ha già intaccati i corpi. Blomkamp lascia muovere i protagonisti, in particolar modo il bravissimo Matt Damon, tra casupole diroccate (che tanto ricordano i ghetti di District 9) e robot ultramoderni, costruendo una realtà distopica malata quanto reale. Le scene d’azione sono mozzafiato, lunghe ma ottimamente dosate, capaci di mantenere un livello di tensione adeguato, esaltando il sudore dei corpi immersi dentro armature d’acciaio.
Elysium si rivela come buona miscela di fantascienza socio-politica e action, capace di non lasciar annegare lo script in un mare di effetti speciali, ricoperto da una patina hollywoodiana da cui emergono grumi di sporcizia (riecheggianti il precedente lavoro), diretto con perizia e supportato da una colonna sonora non originale ma efficace. Da vedere.