ELVIS & NIXON – Liza Johnson
Ogni volta che nella letteratura o nel cinema si tira fuori la figura iconica di sua maestà Elvis Presley, questo ha luogo negli scenari e nelle situazioni più bizzarre possibili. Cinematograficamente parlando non si può non citare Bubba Ho Tep di Don Coscarelli (tratto da un racconto dell’altrettanto sua maestà Joe R. Lansdale) dove vediamo il Re attempato e coinvolto in una bizzarra avventura all’interno di un ospizio alle prese con un antico spirito egizio maligno, aiutato da un tizio di colore che crede di essere addirittura John Fitzgerald Kennedy in persona.
Forse però è proprio la realtà a stupirci e ad alimentare quelle storie che magari fino all’altro ieri erano presumibilmente solo invenzioni di cospirazionisti e amanti di stramberie tipo scie chimiche ed illuminati. Infatti non tutti sanno che (anche io lo ignoravo!) il 21 dicembre 1970 Elvis Presley riesce ad ottenere un incontro alla Casa Bianca con l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon per chiedergli di nominarlo Agente Federale sotto copertura, ovviamente destando non pochi imbarazzi nell’entourage del presidente.
Gli anni ’70 in America e nel resto del Mondo sono stati tutt’altro che facili, tutta la società occidentale era in subbuglio; il mondo era teatro di sconvolgimenti culturali e ideologici come questioni razziali, movimenti di matrice femminista e hippie che, al suono di mettiamo i fiori nei cannoni (e sostanzialmente fumandoseli), stavano rivoluzionando tutto quello che era l’assetto degli Stati Uniti e di conseguenza del resto del globo. Che ci crediate o no ad Elvis non stava bene tutto ciò! Inutile che storciamo il naso, il Re è sempre il Re e in quanto tale può permettersi questo ed altro, anche il lusso di essere una “cattiva” persona!
Con questo non vogliamo trasformare Elvis nel Mostro di Menphis, ma occorre non dimenticare che la sua figura nel tempo è diventata così leggendaria da divenire duale: da una parte il personaggio pubblico, dall’altro la sua vera indole. Questo sdoppiamento dell’immagine pubblica diventa il cuore della pellicola di Liza Johnson, che ci mostra un Re davanti e dietro il sipario, apparentemente ricco di contraddizioni ma in realtà vivido e desideroso di fare qualcosa di importante per il paese, oltre che musicalmente parlando. Dopo l’imbarazzo della sua richiesta iniziale portata di persona al presidente, mediante una preziosa missiva consegnata all’ingresso della Casa Bianca, i mattacchioni dello staff presidenziale intuiscono le potenzialità del gesto. In fondo a loro cosa costa? Una piccola cerimonia, il regalo di un distintivo federale e il resto è tutta pubblicità a loro favore, visto che in quegli anni la popolarità di Nixon non era alle stelle.
Quello che non si aspettano è che invece il Re (interpretato magistralmente da Michael Shannon) se ne fotta altamente dei protocolli e delle etichette presidenziali, esprimendo serio interesse circa la volontà di fare qualcosa di reale e concreto per quanto riguarda soprattutto il tema della droga che spopolava in quegli anni. Elvis & Nixon si regge sulla citata discrepanza tra personaggio pubblico e privato, netta come la lama di un rasoio, ampliando questa visione anche alla figura di Nixon. Battute molto più profonde di quello che ci si aspetterebbe da un film sostanzialmente leggero come questo, sorretto da una monumentale interpretazione di Shannon e Kevin Spacey, che aggiunge un altro presidente al suo curriculum.
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