DETACHMENT – Tony Kaye
L’eterno supplente Henry Barthes nel suo peregrinare si ritrova in una scuola americana, dove la degenerazione non tanto intesa come morale ma come decadenza motivazionale degli studenti raggiunge picchi inenarrabili. Egli si pone come professore dagli intenti culturali più che pedagogici, demiurgo involontario in un mare di fogli strappati che volano tra il rumore di classi deserte. Ma Henry è anche un uomo profondamente triste e volontariamente solo.
La scuola diventa una sorta di perno intorno al quale ruotare sino a farsi girare la testa, perdendo la bussola e (conseguentemente) la propria giovinezza. Uno strumento di dispersione contro cui lottare proprio perché non si ha esatta cognizione dell’entità del nemico che dimora fuori (e dentro) di sé. Henry inietta nel suo mestiere la propria esperienza, senza aver ragione di dubitare che ciò sia corretto, sembra voler poggiare una mano sulla fronte dei suoi allievi, sì con intenti malinconicamente affettuosi ma con risultati non completamente indirizzabili verso un più lucido destino. E ne è testimone un amaro finale.
Il britannico Tony Kaye tratta una materia così facilmente malleabile ma altrettanto banalizzabile con una sapienza che se da un lato vuole esaltare l’aspetto caustico della vita, dall’altra accarezza i sentimenti dello spettatore, giocando con le immagini (primi piani insistiti, stacchi repentini, camera fissa) così come con i suoni (silenzi rotti da una musica melò ottimamente arrangiata), trascinando la malia del cinema verso il suo più insito proposito: commuovere. E ci riesce senza esasperare la sceneggiatura.
Totalmente partecipe, Adrien Brody rappresenta una figura dallo sguardo perennemente triste, desolata nel suo mondo desolante,capace di reagire ma non sempre alzando la testa e bisognoso di un affetto trovato non nell’esemplare di donna “comune” (la collega insegnante, insicura ma simbolo di stabilità) quanto nella prostituta di strada minorenne (rottura contro le convenzioni e recupero di una giovinezza spezzata nella tragedia). Detachment è un film indipendente pur non essendolo, un caparbio inno alla solitudine che riecheggia tra le bianche pareti di un corridoio dove l’unico rumore è dato da fogli bianchi sospinti dal vento.