DEADPOOL – Tim Miller
Quando ci si approccia alla visione di un film sui super eroi bisogna sapere che sostanzialmente ci sono due modi di affrontare la tematica; la prima è quella del film serio dove sprizzano da tutti i pori valori, ideali e i sentimenti più nobili contrapposti al male più nero, la seconda è quella del film divertito e divertente, auto-ironico e auto-distruttivo non solo verso se stesso, ma anche verso l’intero genere. Deadpool … non appartiene a nessuna delle due categorie!
Ovviamente scherziamo! Questo film si colloca nella seconda categoria, saziando i palati di una ben precisa nicchia di mercato dove risiede lo spettatore che ha voglia di intrattenimento puro, senza alcuna seriosità o retorica tipica di altri film di supereroi.
In maniera simile a I Guardiani della Galassia, dove i protagonisti sono consapevoli di essere dentro una storia per supereroi e cercano, mediante un meccanismo ben oleato, il contatto con il pubblico invadendo la quarta parete, Deadpool porta alle estreme conseguenze questo credo. Per cui via libera al camera watch (per non dire camera stalking), ai commenti sboccati e irriverenti sui protagonisti di questo e di altri film sui supereroi. Non ci stupiremmo se trovassimo al nostro fianco Deadpool (Ryan Reynolds) che commenta il film insieme ai nostri amici.
L’approccio sbagliato a questo genere di pellicola, naturalmente, è quello del critico con la puzza sotto il naso che calca la mano sulla poco credibilità e autorialità del film; ricordiamoci che ci troviamo sempre di fronte ad un blockbuster che non possiede lo stesso retroterra culturale e origine di film come Kick-Ass o Super! L’approccio migliore a Deadpool è quello di rilassarsi in poltrona, sgranocchiare rumorosamente i pop-corn pronti a vedere un film sbrodolone, che si parla e si recita addosso, un film dove perfino Reynolds risulta credibile pur non essendo un attore.
Ok, adesso facciamo i seri, sennò il mio caporedattore non mi paga, e cominciamo a snocciolare la cultura da vero esperto in materia. Il personaggio di Deadpool ha molte assonanze con Dark Schneider, protagonista del manga Bastard!!, il quale ammiccava molto verso lo spettatore, dando sfogo alle più irrefrenabili pulsioni pecorecce in modo molto ironico e altrettanto volgare. Volgarità presente anche nella pellicola di Tim Miller dove, però, il regista avrebbe fatto meglio a incedere meno in parolacce gratuite, preoccupandosi di allestire un maggior numero di situazioni comiche, visto che sono queste le più divertenti. In tal senso godetevi le divertentissime scene in cui calcano la scena il protagonista e la vecchina negra, cieca e cocainomane con la quale Deadpool divide l’appartamento.
Deadpool rimane un film da vedere rigorosamente al cinema, possibilmente non lesinando rumori molesti, ginocchia piantate sulla poltrona dello sfortunato di fronte, e dando fastidio alla tipa cinquantenne con la pelliccia, finita per (tragico) errore in sala.
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