DARK SANCTUARY – “Exaudi vocem meam part II”
Immaginate di trasfigurare la vostra anima in un corpo abbandonato nel cuore delle tenebre come un simulacro in cerca di sepoltura. Lasciate che l’oscurità vi avvolga addentandovi con i pensieri più tristi che la memoria potesse partorire e chiudete gli occhi. Sentite dolore alle orecchie a causa del silenzio, un vuoto assordante che raschia cercando di estirpare la malinconia per gettarne dentro altra in un ciclo senza fine. Siete soli.
Vittime delle vostre stesse paure, schiavi della vostra ombra, ciechi nel denso miasma. Nello stesso istante in cui abbandonate ogni speranza iniziate ad udire un suono ma siete incapaci di decifrarne la provenienza. Nessun barlume di luce viene in vostro soccorso. Carpite la melodia e intuite che si tratta di una nenia funebre, di un rito sacro dove figure incappucciate vi sfiorano senza guardarvi e proseguono la loro marcia calpestando esseri umani ormai legati alla vita tramite un filo finissimo che oscilla nell’aria. Siete agonizzanti in un luogo misterioso dove il fiato si condensa in spirali di fumo che evocano sogni perduti. Improvvisamente una flebile fiamma illumina l’ambiente per un solo istante, ma è sufficiente per farvi intuire che si tratta del vostro funerale e che i vostri cari vi stanno accompagnando per l’ultimo saluto.
Prosegue il lavoro dei Dark Sanctuary: evocare momenti di infinita solitudine e decadenza utilizzando tastiere come tappeti sonori sui quali si stende la splendida voce di Pandora, profeta di morte e desolazione, accompagnata dai violini struggenti di Eliane e Margherite e dagli arpeggi di Arkdae. E’ una musica da ascolto rilassante ma attento, un disco che completa il discorso iniziato nel precedente capitolo Exaudi vocem meam part I: sonorità sacrali, marce funebri e stile teatrale dai toni apocalittici e disfattisti. Inutile citare le tracce, sono tutte gemme oscure da ascoltare in sequenza per immergersi nell’atmosfera dipinta, solo una menzione particolare meritano “Vision meurtrie” e “Un jour, peut-être…” i due brani di durata maggiore che si elevano di un gradino rispetto alle altre grazie alla ancora più minuziosa cura degli arrangiamenti.
I Dark Sanctuary hanno composto un disco da tirare fuori dall’oscurità nei momenti di depressione ed utilizzare come colonna sonora della propria disperazione, un album scevro di qualsivoglia forma di luce e da vivere nel buio della stanza mentre gocce di pioggia tamburellano sui vetri come a voler entrare per lavare via il peccato dalla perduta anima.
Tracklist
01. Dies Mortis
02. Vision meurtrie
03. La rêveuse
04. L’inconnue
05. Creuseur de terre
06. L’autre monde
07. Au cœur de l’oubli
08. J’ai rêvé d’une vie
09. Femme d’un soldat mort
10. Un jour, peut-être…
11. La complainte de Sally