DARK PLACES – Gilles Paquet-Brenner
Adattamento cinematografico del romanzo Nei luoghi oscuri di Gillian Flynn, il film narra le vicende di Libby Day, una donna alle prese con un passato difficile da dimenticare e dal quale vuole scappare. Aveva, infatti, solo sette anni quando nel 1985 furono uccise sua madre e le sue sorelle. Accusato dell’omicidio il fratello di Libby, Ben, che grazie anche ad una lacunosa testimonianza, viene condannato.
Venticinque anni dopo il pluriomicidio, Libby è una trentenne nullafacente, sopravvissuta alle difficoltà della vita esclusivamente grazie alle donazioni fattele dagli Americani commossi di fronte ad una bambina rimasta sola. Libby ha bisogno di soldi e, fortuna vuole, che trovi di nuovo il modo di sfruttare la sua tragedia per farne altri. Viene contattata da un gruppo di investigatori dilettanti, facenti parte del “Kill Club”, un’associazione i cui membri sono affascinati dagli omicidi più crudeli e misteriosi presentati dalla cronaca nera. Spinta da alcuni di loro che sostengono l’innocenza del fratello. e soprattutto finanziata dal presidente, Libby decide di indagare sul suo passato, di mettere insieme i vari pezzi, di tornare a frugare nei meandri dei suoi ricordi, nei suoi “dark places”.
Tra passato e presente emergono le insicurezze di Libby, aumenta la paura di aver ingiustamente fatto condannare il fratello. Un passato difficile, una famiglia poverissima, un padre violento e per fortuna lontano, tre sorelle e un fratello. Ben, adolescente vissuto a suon di Iron Maiden, Venom, Van Halen e del Black Metal, invocatore di Satana, non poteva essere ben visto in un’America del Sud conservatrice e bigotta. Un ragazzo misterioso, confuso, alle cui spalle aumentano dicerie, false accuse.
L’intera storia si basa sulle menzogne, nulla è andato come sembra … Libby pian piano costruisce un diverso punto di vista, comincia a credere all’innocenza del fratello, fino a scoprire tutta la verità.
Dark places è un ottimo thriller basato su un cold case, dove la regia di Gilles Paquet-Brenner diviene elemento essenziale, la fotografia funzionale per identificare l’ambiente in cui si muovono i personaggi, e la storia, interessante e avvincente, motore di una vicenda dalle certezze che si sgretolano. Un’ intensa Charlize Theron perfettamente calata nel personaggio, inoltre, contribuisce alla riuscita della pellicola.
Opportuni flashback, oltre ad essere fondamentali per lo svolgimento della storia, infondono movimento anche in scene ove la protagonista si trova a fare i conti con se stessa, attraverso profonde e dolorose introspezioni. Distruttivo chiedersi se il male è annidato in se stessi, nel fratello, nel proprio sangue, e ancor più destabilizzante la risposta, difficile da accettare anche nella (fioca) fiducia di un futuro migliore.
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