CRUDELIA – Craig Gillespie
Per Estella De Mon la vita è sempre stata tormentata fin da piccola. Non è stato facile per lei gestire quel patrimonio d’intelligenza, spropositato per una bambina della sua età, un talento che se messo a frutto in un ambiente adeguato e con le dovute cure le avrebbe consentito di diventare un qualcuno, in qualsiasi ambito.
Le cose si complicano quando sua madre Catherine De Mon viene buttata giù da uno scoglio durante una grande festa nella sontuosa villa di proprietà della Baronessa Von Hellman, che dirige una delle case di moda più quotate in Inghilterra. Ad aiutarla a crescere ci pensano i suoi due goffi amici Horace e Jasper, orfani anche loro, che la istruiscono nell’arte del furto e del raggiro e, anche lì, Estella eccelle grazie ad astuzia e ingegno sopraffini. Nel suo cuore, tuttavia, rimane sempre quel suo sogno nascosto di diventare qualcuno nel campo della moda, firmare una collezione tutta sua e gestire una produzione prestigiosa, anche più maestosa di quella della Baronessa Von Hellman.
Grazie ad un piccolo raggiro organizzato da Jasper riesce a trovare lavoro proprio in uno dei negozi della Baronessa, riuscendo a farsi notare grazie alla propria eccentricità. Estella non ha una sola personalità, ma condivide corpo (e mente) con un lato più nascosto, più cinico, a cui ha dato il nome di Cruella. Un lato che presto esigerà il suo tributo.
Come in ogni lavoro sulle origini dei villain di culto della Disney, (es. Maleficient) si fatica a trovare traccia della loro malignità. Si finisce con il parteggiare per loro, con il comprendere fin troppo la loro frustrazione e sofferenza, insomma siamo di fronte a cattivi che si vestono da cattivi, che si atteggiano da cattivi, fanno la voce grossa proprio come i veri cattivi, ma che in realtà hanno soltanto bisogno di tepore e comprensione. Troppa empatia verso un villain coi controfiocchi.
Crudelia (o Cruella a seconda di quale adattamento vi ispiri di più) è un film che deve un enorme tributo a Il diavolo veste Prada, è anche figlio della spettacolarizzazione dei film di Baz Luhrmann, del Rock di Virgin Radio e quali migliori ambasciatori in Italia (e ormai nel mondo) di questa cultura se non i Maneskin? La rockband di Damiano&Co. ha ridato lustro un brano degli Stooges ”I wanna be your dog”, inserito all’interno del film in un momento cruciale della storia, segno che ormai questa band, che piaccia oppure no, non deve più chiedere permesso a nessuno, proprio come Estella quando abbraccia completamente il suo alter ego … o forse no?
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