CRIMES OF THE FUTURE – David Cronenberg
Difficilmente capita un’opera filmica odierna, scritta in maniera così intelligente da rappresentare un barlume di speranza per chi crede ancora che una buona idea, un adeguato sviluppo della stessa e un’intelligente caratterizzazione dei personaggi, siano fondamentali per la riuscita tanto di un libro quanto di un film.
La componente visiva ha un peso considerevole nell’ultimo lavoro di Cronenberg, Crimes of the future, ma non bisogna commettere l’errore di pensare di trovarsi di fronte ad un opera di mera estetica fine a se stessa.
Diversi elementi sono solo accennati e lasciati alla libera interpretazione dello spettatore, rimanendo sbiaditi nei contorni per tutta la narrazione, mentre i messaggi di fondo, quelli ritenuti dall’autore “chiave”, sono molto chiari e arrivano dritti alla mente e al cuore di chi si immerge nella narrazione.
Il genere qui viene utilizzato solo come pretesto per arrivare a concetti di fondo più ampi, così variegati da doversi districare per individuarli tutti.
In un futuro distopico l’operazione chirurgica non rappresenta solamente una necessità in ambito medico, ma viene utilizzata come forma d’arte, come espressione di un’estetica torbida che è propria dei tempi. Due leader nel settore sono la coppia di artisti-chirurghi-performer: Saul Tenser (Viggo Mortensen) e Caprice (Léa Seydoux) che eseguono operazioni in pubblico tramite dei macchinari tanto avanguardistici quanto illegali. La loro attività è sotto l’occhio del reparto “Nuova Buoncostume” che ne approfitta per tastare il polso di una potenziale moda underground.
Parallelamente un’altra storia si intreccia a quella della coppia, vale a dire quella dell’omicidio di un bambino che pare in grado di nutrirsi di plastica e del padre desideroso che i due chirurghi/performer eseguano su di lui un’attenta autopsia.
Di più sulla trama non è lecito svelare, per permettervi di entrare in sala rigorosamente digiuni di quanto possa avvenire e aprirsi agli snodi narrativi proposti dal regista che più di tutti nella sua storia cinematografica ha fatto della Metamorfosi (proprio nel senso kafkiano del termine) il proprio mantra.
Il primo concetto che balza agli occhi è quello sulla “bellezza interiore” che vira gradatamente verso quello più profondo di “evoluzione”. Si può dire che l’evoluzione è un fattore di adattamento o magari ci può essere l’intervento umano per direzionarla volontariamente?
La risposta la forniscono gli organi interni del prof. Tenser che subiscono continue mutazioni, obbligandolo ad esportare quelle che apparentemente sembrano essere masse tumorali nocive per il suo organismo. Se si trattasse invece di un messaggio da parte del corpo che si sta adattando ad una nuova forma evolutiva? Se stesse sviluppando nuovi organi dalle funzioni e dai meccanismi ancora ignoti allo scopo di adattarsi all’ambiente circostante?
Oltre ad una trama ricca di materiale sul quale riflettere, Crimes of the future ci regala delle performance attoriali meravigliose non solo quelle di Mortensen e della Seydoux ma anche di una Kristen Stewart (nel ruolo di Timlin) che trova il giusto palcoscenico per dimostrare tutto il proprio valore.
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