COLOUR FROM THE DARK – Ivan Zuccon
Durante l’esplosione della seconda guerra mondiale una famiglia sopravvive col lavoro svolto in campagna. Pietro e Lucia vivono nella fattoria con la giovane sorella di lei, Alice, affetta da gravi turbe psichiche. Un tranquillo pomeriggio Pietro e Alice stanno prendendo l’acqua da un pozzo, finché un lampo innaturale color porpora compare alla base di esso. È solo l’inizio (e probabilmente la causa) di una serie di avvenimenti che flagelleranno la fattoria, trascinando gli ignari abitanti sino all’orlo della follia.
Il regista ferrarese Ivan Zuccon si cimenta con l’adattamento di un racconto di H.P.Lovecraft “The colour out of space” (tradotto in Italia “Il colore venuto dallo spazio”), lasciando da parte la motivazione originale della diffusione della “malattia” (un meteorite caduto sulla terra) e abbandonando il New England per abbracciare la campagna italiana. Quello che il regista ripropone egregiamente è il violento delirio che esplode implacabilmente tra i membri della famiglia, in una inarrestabile deframmentazione della quotidianità.
Dopo una gioia apparente dovuta a fenomeni miracolosi (la guarigione della gamba di Pietro, Alice che riacquista il dono della parola) ed alla rigogliosa fioritura della vegetazione, si insinua uno strano sospetto quando, assaggiando le verdure, un retrogusto salato si stampiglia nel palato. Ed è solo l’inizio. Quando il colore si infiltra nel corpo di Lucia, avvinghiandola nella morsa della follia e rendendola pericolosamente aggressiva, il decorso del morbo si rivela in tutta la sua ferocia, costringendo Pietro a segregare la donna in soffitta.
Fenomenale la prova del cast, con Debbie Rochon (Lucia) perfettamente calata nei panni dell’invasata che sputa sui crocifissi e si dilania la pelle con le proprie unghie. Il suo sguardo, che lentamente viene oscurato dalla malia del colore venuto dallo spazio, rende bene l’idea della decadenza che avvolge la fattoria. Eccellente anche Marysia Kay (Alice), che si serve della propria bambola di pezza per osservare l’orrore, mentre non sempre convincente Michael Segal (Pietro) a causa di una certa staticità espressiva.
Ruolo importante quello giocato dagli effetti speciali curati da Massimo Storari che sa come gestire la computer graphic senza strafare, evitando così di cadere nel ridicolo come succede a molti. Notevole specialmente il trucco in cui Lucia si squarcia il viso, mostrando un occhio mostruoso dentro lei. Discorso a parte merita il make-up di Fiona Walsh, convincente e realistico, un nome da segnare per future collaborazioni.
Interessante anche la fotografia, anche se un effetto più “sporco” avrebbe incrementato il senso malsano che permea la pellicola.
Complimenti a Zuccon che con il suo sesto lavoro ha dimostrato grande abilità dietro la macchina da presa: belle carrellate che aiutano il dinamismo delle scene, avvincente scelta del punto di vista (il cosiddetto “occhio” dello spettatore) e splendide riprese in esterni. Non ci resta che sperare di vedere Colour from the dark in Italia, possibilmente al cinema e non relegato direttamente al mercato home video.
“Che cosa sia Dio solo lo sa. In termini di materia suppongo che la cosa sia un gas, ma obbediente a leggi che non sono quelle del nostro cosmo, non è il frutto dei pianeti o dei soli che splendono nei telescopi [...] non è un soffio dei cieli di cui i nostri astronomi misurano i moti e le dimensioni [...] era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che conosciamo …“
VOTO: 7/10
Regia : Ivan Zuccon
Cast : Debbie Rochon, Michael Segal, Marysia Kay, Gerry Shanahan, Eleanor James, Matteo Tosi, Emmett J. Scanlan, Alessandra Guerzoni
Make-up : Fiona Walsh
Prosthetics Effects : Mauro Fabriczky
Special FX : Massimo Storari
Sound Designer : Antonio Masiero