CLEAN – Alexander Michaud
Il sottile equilibrio di Crane si infrange quando si convince che sta naufragando nel vuoto della sua stessa esistenza. La sua donna è la prima vittima di una follia omicida che troverà dimora in una congrega di esaltati, che torturano e massacrano una spogliarellista durante una sorta di spettacolo. Anche loro, tuttavia, subiranno la follia di Crane, annegando in un mare di sangue.
Splatter, soft-core e heavy metal sono la miscela esplosiva che Alexander Michaud innesta per lasciar scivolare via i sessanta minuti adrenalinici di Clean. Un lavoro amatoriale per alcuni punti di vista e maturo per altri. Appartengono al primo gruppo la fotografia (spesso non ben definita) e il montaggio (insicuro e soggetto a stacchi infelici), mentre la regia si destreggia adeguatamente tra primi piani, particolari e rapidi movimenti che aumentano la tensione e il senso di essere un osservatore che scruta con occhio voyeuristico.
Il soggetto diventa punto cardine della vicenda, con il massacro che si tramuta in apice della follia umana: Crane è un uomo solo, che si sente prevaricato dal mondo intero e si chiude nel suo guscio. Ma l’isolamento e autoflagellamento non sono condizioni che gli permettono di respirare. Non sono vie d’uscita.
Discreti gli effetti speciali artigianali che mostrano decapitazioni, smembramenti ed altre amenità simili. Ottima la colonna sonora, che include anche un brano cantato in italiano, che si alterna tra cavalcate metal e songs acustiche.
VOTO: 6.5/10
Regia: Alexander Michaud