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Ne è passata di acqua sotto i ponti del gruppo norvegese, la magniloquenza gotica dei primi capolavori (Widow’s weed e Beyond the veil) è andata quasi totalmente perduta in seguito allo split col precedente mastermind Morten Veland (in forza ai Sirenia), la virata pseudo-elettronica intrapresa da World of Glass in poi ha suscitato più in un dubbio, ma chi sono i Tristania oggi?
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Sin dal debut album Gasoline la band canadese ha cercato di creare nuove diramazioni in un genere, il pop-rock, decisamente inflazionato. Le intenzioni sono sempre state buone, ma il risultato latita a causa di una corsa ad ostacoli in cui ci sono troppi partecipanti (più o meno) agguerriti, e quella paginetta di pubblicità o quel tour da supporter in più (o in meno) diventano determinanti.
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Posted settembre 27th, 2012. Add a comment
La sintesi dark-rock dalle sfumature pop, spezzata da (lontani) echi doom è quanto ascoltabile nei Katatonia del 2012 (e degli anni subito precedenti), arrivati nuovamente tra di noi con la bizzarra ed evocativa cover di questo Dead end kings.
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Posted settembre 20th, 2012. Add a comment
Aggiungono un altro tassello alla propria proposta musicale gli svedesi capitanati da Daniel Gildenlow, attivi sul mercato sin dal 1997 con la prima release Entropia. Dopo il controverso Be aprono le danze del 2007 con un disco, lasciatemelo dire immediatamente, inferiore ai precedenti.
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Posted settembre 11th, 2012. Add a comment
Immaginate di trasfigurare la vostra anima in un corpo abbandonato nel cuore delle tenebre come un simulacro in cerca di sepoltura. Lasciate che l’oscurità vi avvolga addentandovi con i pensieri più tristi che la memoria potesse partorire e chiudete gli occhi. Sentite dolore alle orecchie a causa del silenzio, un vuoto assordante che raschia cercando di estirpare la malinconia per gettarne dentro altra in un ciclo senza fine. Siete soli.
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Posted settembre 6th, 2012. Add a comment
Dopo la sperimentazione lodevole di per sé ma inconcludente di A thousand suns, per i Linkin Park è arrivata l’ora di fare un salto indietro nel passato per quanto riguarda le sonorità, ma un salto decisamente in avanti riguardo la maturità. E lo fa con un buon disco potente e melodico come Living things.
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Reduci da un full length di debutto (Fallen) che ha venduto milioni di copie, orgogliosi di aver calcato innumerevoli palchi in giro per il mondo, vincitori nel 2004 di due Grammy Awards (come Best Hard Rock Performance e Best New Artist), tornano sulle scene gli Evanescence nel 2006, dopo un periodo di stop discografico che ha coperto ben 3 anni (escluso l’inutile live Anywhere but home).
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Vengono dal sud Italia i Memories of a lost soul, da una scena, come quella calabrese, alquanto avara di situazioni musicali realmente degne di nota. Dopo una serie di demo ben accolti, ma ancora non completamente maturi a causa di una line-up instabile, riescono a dar vita al full-length 7 steps to nothingness caratterizzato da un black metal con accenni death e prog, oltre che da un arricchimento sinfonico operato dalle tastiere di Bruno.
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Abbandonati definitivamente i Theatre of tragedy e messi (momentaneamente) da parte i Leave’s eyes, la bionda singer Liv Kristine si avventura in un progetto dalle venature pop, che nulla hanno a che vedere con l’heavy metal. Sound leggero, chitarre accantonate al sottolivello di accompagnamento, molti suoni di tastiera e giri di accordi semplici e diretti.
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Dopo ben 15 anni di carriera è il momento per i riminesi Hortus Animae di raccogliere in un doppio cd quello che è un pezzo importante della loro storia. Ben ventisei tracce che si muovono tra un black metal primigenio e furioso, passaggi death dal sapore alle volte progressive, atmosfere decadenti consone al gothic e spunti strumentali che variano dalle sfuriate solistiche a riff melodici composti da poche note.
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