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Nono album per i Symphony X e passo in avanti rispetto all’inutile Iconoclast, flagellato dalla mancata cesellatura di melodie e dal diktat del trash per forza. Con Underworld si fanno notevoli passi in avanti ma ancora la nuova form(ul)a della band si perde dietro sbavature compositive.
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Che periodo tribolato per i Rhapsody of fire (ex Rhapsody), tra lo split tra Luca Turilli e Alex Staropoli, il cambio di monicker, l’abbandono di Tom Hess, un live (Live – From Chaos to Eternity) e l’uscita del disco di Turilli (Ascending to infinity). Ma finalmente riescono a tornare in studio per questo nuovo lavoro.
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Floor Jansen (After Forever, ReVamp) è il nuovo volto e, specialmente, la nuova voce della band finlandese Nightwish. L’annuncio della separazione da Anette Olzon non ha reso facile la vita ai finlandesi ma, al contempo, ha aperto un possibile ventaglio di nuove opzioni sonore che tutti aspettavamo quantomeno con curiosità. Eliminate questo fremito dato che le novità compositive sono marginali e concentratevi sul disco … il sound non è mutato. Nel bene e nel male.
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La calda voce di Christopher Lee introduce Symphony of the enchanted lands 2 in “The Dark Secret”, annunciando una terribile profezia che riecheggia nelle lande incantate, divenendo ancor più minacciosa con i cori e i riff taglienti della vera e propria opener “Unholy Warcry”, brano velocissimo e pomposo che ben presenta questo disco dei nostrani Rhapsody.
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Il terzo capitolo della Emerald Swords saga non può che cominciare nel migliore dei modi con una intro per una volta non scontata come “Lux Triumphans” e una power speed metal song così solare e maestosa come “Dawn of Victory” che, sebbene ricalchi lo stile di tutte le opener dei Rhapsody, possiede un’energia unica e delle linee vocali a dir poco ispirate.
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Quanto sono lontani i tempi di “Cherub rock”, “Disarm”, “Bullet with butterfly wings” o “Zero”. E non lo scrivo nostalgicamente, memore di un tempo che è stato e non ci sarà più, cosciente della possibilità e necessità di evoluzione; lo scrivo pensando al solo songwritting. E quest’ultimo disco degli Smashing Pumpkins è semplicemente scritto male, ragionato poco e sentito solo per esigenze alimentari.
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Sono francesi questi Blut Aus Nord, fautori di un black metal non primigenio, ma quasi, in quanto contaminato da derive esoteriche che ne influenzano alcune componenti musicali e le liriche. Saturnian Poetry è il terzo capitolo di un concept iniziato nel 1996 con Fathers of the icy age e continuato nel 2009 con Dialogue with the stars, titoli inseriti sotto la label “Memoria Vetusta”.
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Quarto lavoro per i triestini Rhapsody, reduci dai fasti di due capitoli strepitosi (Legendary Tales e, specialmente, Symphony of Enchanted Lands) e uno “semplicemente” ottimo (Dawn of victory), Power of the Dragonflame rasenta la qualità del suo precedessore, risultando pregevole e godibile, parto di una band che non vuole mostrare la corda e, anzi, correre sempre più veloce.
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“At The Edge Of An Empty Horizon” sin dal titolo e dalle prime note ci introduce perfettamente nel mondo autunnale degli October falls, trio finlandese (una volta one man band) dedito ad un doom metal che alle volte si lancia in sfuriate black metal ma che preferisce mantenere un’atmosfera cupa ed eterea di fondo.
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Posted febbraio 19th, 2015. Add a comment
Gli Epica sono una band che ha da sempre un forte appeal per il pubblico che si diletta nell’ascolto di un certo tipo di power metal imbastardito da riff heavy classici, orchestrazioni pompose, tanta melodia, atmosfere gothic così care ai Nightwish e da una front-woman carismatica come Simone Simons. The quantum enigma non sposta di una virgola quanto proposto … con la differenza che le canzoni sono di eccellente fattura.
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Posted febbraio 13th, 2015. Add a comment