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Giunti all’apice della carriera con il riuscito The Cold White Light, i finlandesi hanno deciso di sciogliersi siglando il testamento con The Funeral Album disco altalenante, vittima di idee alle volte prive di mordente e, specialmente, penalizzato da una prestazione vocale eccessivamente rauca.
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I Vision Divine, tra detrattori e fan, sono comunque esaltati un po’ ovunque come emblema di un tipo di metal tricolore, grazie non solo ad ottime prove in studio ma anche alle esibizioni live che ne hanno decretato il successo nella nostra penisola.
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Dopo l’ascolto dell’acerbo Hybrid Theory, del sufficiente(mente commerciale) Meteora e tralasciando ampiamente il live in Texas, mettere le mani su Minutes To Midnight suonava come sorbirsi l’ennesimo pastrocchio commercialissimo dove solo alcuni episodi avrebbero potuto brillare di luce propria. Invece i Linkin Park hanno decisamente dato una svolta al loro sound.
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Posted giugno 1st, 2012. 3 comments
Nel 2007 gli italianissimi Even Vast cambiano etichetta (My Kingdom Music) ma non deviano il sound. I rimandi alla new wave anni ’80 (Joy Division, Dead Can Dance, The Cure) sono preponderanti anche se serviti su una sezione ritmico-chitarristica di maggiore impatto, affacciandosi timidamente in lande darkeggianti ma raramente servendosene per dare vita ad un intero brano.
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L’artista svedese Andreas Hedlund, meglio conosciuto come Vintersorg (anche nei Borknagar e Otyg), ogni tanto persegue la strada solista, come in questo album dal titolo Solens Rötter uscito per la Napalm Records.
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“Furious Winds / Locusts” getta immediatamente le basi che saranno rispettate e seguite nelle successive songs: melodia e cattiveria. Riff melodici, assoli ben eseguiti, ritmiche serrate e specialmente tastiere che si pongono come manto a tanta potenza. “The Mud And The Blood” rispetta le regole dettate con riff stavolta più melodici e aperti, qui è la voce a farla da padrone in quanto a carica nefasta.
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Molta strada hanno percorso i norvegesi Green Carnation da “Journey To The End Of The Night”, compiendo la coraggiosa scelta di incidere un disco completamente acustico. Atmosfera, feeling, calore e malinconia sono i punti cardine che echeggiano nelle orecchie dopo l’ennesimo ascolto di questo album. Avanza come una marcia “Sweet leaf”, con un cantato solenne e caldo fino a metà canzone quando la voce si alza assumendo un registro simile a quello del Bono Vox più melodico mentre il basso accompagna l’incedere fino al concludersi della marcia.
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Proseguendo l’evoluzione che li ha trascinati dal dark-black degli esordi all’attuale miscuglio di industrial-elettronica e heavy metal i Samael espletano pienamente il significato della parola evoluzione. Sono stati capaci di cambiare, mettersi in gioco alle volte intuendo in tempo il trend che avrebbe imboccato il mercato, altre volte compiendo scelte che avrebbero potuto siglare il loro suicidio. Tuttavia il fatto che a distanza di 16 anni da Worship Ritual si continui a parlare di loro, palesa la bontà della proposta che tutt’oggi gli svizzeri riescono a lanciare in pasto ai fan.
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Una delle recensioni più difficili che mi siano mai capitate tra le mani. La premessa è obbligatoria: il debut album “Back to the time of splendor” l’ho amato alla follia per merito delle intuizioni geniali insite nelle composizioni stesse, articolate tramite diversi respiri incapaci di annoiare l’ascoltatore anche nello stesso svisceramento della forma canzone convenzionale. L’ottimo ed originale connubio tra parti progressive e death, malinconiche e ariose, acustiche o elettriche, thrash o genuinamente rock progressivo, non si perdeva mai in un contenitore troppo stretto per mantenere tutto, ma si dilatava fino agli estremi fisici del mezzo, profondendo freschezza innaturale in ogni brano.
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Band finlandese nata da una costola dei Before The Dawn per volere di Tuomas Saukkonen che durante la stesura delle songs che avrebbero cesellato “The ghost” si rese conto di aver composto troppo materiale, riversato dopo in questo nuovo contenitore. Il sound dei Dawn Of Solace non si discosta molto da quello proposto dal gruppo madre, diversificandosi nel leggero calo delle velocità, nella maggiore cura e presenza delle melodie ed in una marcata cupezza sia nelle atmosfere che nelle liriche.
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