SMALL TOWN FOLK – Peter Stanley-Ward
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In un tempo indefinito, in una delle più belle piazze di Bologna, un uomo e una donna sono seduti in un bar. I due sono silenziosi, lei particolarmente nervosa. Un flashback ci porta fuori città, raccontando di un omicidio … per il quale la ragazza, oggi, sembra mostrare rimorso. Continue Reading…
Ecco un altro caso in cui sono l’immaginazione, la creatività e la visionarietà a bastare ai fini di una storia. Senza dialoghi, questo corto racconta di un uomo misterioso che (letteralmente) cade dal cielo con due pesanti valigie appresso. Piombato su un marciapiede, cammina fino all’angolo della strada e guarda le persone muoversi, nella loro quotidianità.
Still leven è il secondo episodio della trilogia video della “dark lady”, iniziata dal regista Donato Arcella nel 2009 con Project blue book. Il titolo, che in olandese sta per “natura morta”, è per il regista un modo per provare a ritrarre, e a presentare al pubblico, l’incontro tra quattro anime, in pena d’amore. Il video è liberamente ispirato a Schiavo d’amore, dramma sentimentale hollywoodiano del 1934, diretto da John Cromwell.
Una volta ogni tanto, capitano film che non hanno bisogno di dire o fare poi molto per lasciare il segno. In questo caso è un cortometraggio a farlo, Strangers. Pellicola senza dialoghi, sono lo stile narrativo, le azioni, le espressioni facciali e l’intensità delle scene le armi usate per spingere lo spettatore nella vicenda e renderlo partecipe degli eventi.
I cortometraggi di Richard Kern più che deliranti conseguenze di una condizione registica sembrano un reportage non autorizzato di un “mercenario” infiltratosi in un reparto dell’ Area 51. Un “video-registratore” pronto per documentare non un delirio, bensì una realtà provocata da un fallimento di laboratorio occultato dal governo.
È solo il grande affetto che mi lega sin dall’adolescenza a questo stupidissimo film di Ovidio G. Assonitis e mi porta a considerare la versione a otto tentacoli di Jaws un piccolo cult degli anni 70.
Durante le riprese di un capitolo della saga di The Toxic Avenger il regista (che qui assume il nome di Larry Benjamin, si presenta cieco e piscia come un idrante) vede gradualmente decimarsi la sua troupe di punk, freak, puttane e lardosi. Un misterioso serial killer vestito come una dark lady dalla voce squillante, infatti, si aggira per gli studios compiendo massacri oltre le righe: strappa a mani nude il feto a un’attrice, infila nelle scale mobili il produttore ciccione, butta in padella il cervello ad un cocainomane, e altre amenità.
Nel 1992 quattro ragazzi entrano per gioco in una scuola abbandonata, di loro non se ne avrà più traccia. The Asylum è un cortometraggio puramente amatoriale interpretato da ragazzi poco più che tredicenni e diretto, e interamente concepito, da Alexi Redz anch’egli poco più che tredicenne, presente anche nel cast. Detto questo ci si potrebbe chiedere perché mai una recensione su uno pseudocorto girato da ragazzini, che probabilmente potrebbe lasciare il tempo che trova. La realtà, tuttavia, è diversa.
“Poichè la crudeltà del fato mi riservò ingiusta sorte tra queste colline tornerò a seminare la morte!“, 1340 Pengynsville. Un contadino accusato di aver stretto un patto con il diavolo è condannato ingiustamente allo squassamento dal tribunale dell’inquisizione. In punto di morte dichiara vendetta.