GROUND FLOOR – Maurizio Del Piccolo
Lui è accecato dalla gelosia. Vede fantasmi di altri uomini e scopre di avere problemi di fertilità: lei rimane incinta. Un momento di felicità trasformato in tragedia.
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Lui è accecato dalla gelosia. Vede fantasmi di altri uomini e scopre di avere problemi di fertilità: lei rimane incinta. Un momento di felicità trasformato in tragedia.
Una giovane coppia si trasferisce nelle praterie del Nebraska per iniziare una nuova vita; il loro bambino sta per nascere e Anna e suo marito Jobe sono convinti che lì riusciranno a crescerlo nel miglior modo possibile. Aiutati dai loro vicini e dal prete della piccola comunità, cercano di ambientarsi in quella strana casa che appare subito sinistra. Un po’ di tempo prima, infatti, la donna che abitava dentro quelle stesse mura (Hannah, appunto) si era impiccata e tutta la sua famiglia vi aveva trovato la morte.
Happy Birthday di Simone Chiesa e Roberto Albanesi, nasce come denuncia contro gli snuff movie vibrata con una telecamera a mano che ricorda altre situazioni già viste. Sicuramente si tratta di un corto che incuriosisce ma che non riesce a soddisfare.
Anni quaranta. Un vecchio prete entra in una botola che ospita un demone per cercare di esorcizzarlo, ma viene immediatamente sopraffatto, costringendo due uomini a sigillare l’anfratto come soluzione estrema. Sessantasei anni e sei mesi dopo una giovane universitaria sta finendo la sua tesi di laura in un centro ricreativo ma, complici strani rumori, viene attirata da una strana botola.
Una giovane donna si trova proiettata improvvisamente mentre si trova nel proprio appartamento dentro un intricato mistero; una situazione di panico da cui è difficile uscire indenni. Da un momento all’altro la casa che la donna abita da tempo sembra animarsi di strane presenze: un uomo, muto e dallo sguardo torvo; una vicina di casa [prima sconosciuta], che invade la sua privacy cominciando a raccontare macabre storie familiari e il fantasma di una donna che in passato, proprio in quell’appartamento, aveva annegato il proprio figlio.
Tre cavallette iniziano a raccontare, a turno, storie per spaventarsi vicendevolmente. In “Esperimento” una voce aliena chiama un terrestre per metterlo a conoscenza del piano imbastito da imprecisati individui che vogliono rubargli delle informazioni. In “Sirene” un uomo si trova vicino al mare, ammaliato dal canto delle mitologiche creature acquatiche. “Lumachine” vede, appunto, l’animale che prima era un uomo (trasformato da un sortilegio di una zingara) cercare la sua donna, mentre fuochi artificiali illuminano la notte.
Uno scrittore e una illustratrice si recano su un’isola del Mediterraneo per soggiornare in una villa di campagna dove, due anni prima, è avvenuto l’omicidio di sette persone. Non è la prima volta che questi artisti, per scrivere i loro romanzi, vanno a vivere in luoghi dove è accaduto qualche crimine efferato. Lo chiamano Il Metodo Orfeo, perché ricorda la vicenda dell’antico cantore greco, che scese negli inferi per riportare in vita Euridice.
L’opera di Cristian Tomassini si presenta come un’ottima prova registica, un cortometraggio onirico, intimista e con alcuni richiami a film cult come “La città verrà distrutta all’alba” di George Romero e “Videodrome” di David Cronenberg e possiamo benissimo dire che si tratta di un ottimo biglietto da visita. Tutto comincia con un uomo che durante un viaggio in macchina, decide di fermarsi in un bar per un caffè, ma un’immagine irreale trasmessa in tv ipnotizza completamente il protagonista, causandogli una sorta di lavaggio del cervello e spingendolo a compiere un omicidio.
Succede un giorno in cui Stephen sente grattare in casa. E’ un rumore fastidioso e per questo bisogna far sparire l’animale che lo sta provocando, qualunque esso sia. Arrivato in bagno armato e deciso a scacciare il colpevole vede qualcosa che proprio non si sarebbe aspettato di vedere: un dito umanouscito dallo scarico del lavandino!