CAPITAN HARLOCK 3D – Shinki Aramaki
Chi scrive non è un grande fan del mondo degli anime, non tanto perché non abbia approfondito la questione quanto perché, nonostante la discreta quantità di prodotti visionati, ho sempre (o quasi) riscontrato difetti davvero troppo evidenti per valutare il sopracitato contenitore una forma di narrazione al pari del cinema o della letteratura.
Dunque sì, tolti alcuni casi, reputo l’anime inteso come forma di narrazione seriale, un sottoprodotto nella narrativa tradizionale. E’ probabile che questo sia un limite personale, ma se pensate che Naruto ed Elfen Lyed siano arte tanto quanto un film qualsiasi di Alexsandr Sokurov, smettete di leggere questa recensione. Premesso questo, è bene far notare come senza la serialità animata giapponese saremmo stati privati di grandi artisti del Cinema d’animazione contemporaneo come Hayao Myazaki, Satoshi Kon o Katsuhiro Otomo. Passiamo dunque al film: Capitan Harlock 3D.
Da bambino ho seguito saltuariamente alcune puntate dell’anime, tutto sommato divertente per un pubblico di bambini e adolescenti. Tuttavia, dopo aver dato un’occhiata al trailer e alle news relative a questa trasposizione, la curiosità era tanta. Visivamente sembrava ben fatto e le prime recensioni non erano affatto malvagie. Purtroppo le aspettative sono state non solo deluse, ma mandate in frantumi. Capitan Harlock 3D è un film brutto, ma non quel brutto che lascia indifferenti, quel brutto che fa soffrire ad ogni stacco, quel brutto che ti fa pensare per tutto il post-proiezione a quanti soldi sono stati buttati. E il prodotto sarebbe potuto diventare tutt’altro che brutto.
Il soggetto sembra l’unica cosa davvero interessante della pellicola: il film ha come protagonista Logan, un cittadino della flotta di Gaia (una specie di eco-dittatura) che si infiltra sull’Arcadia, una misteriosa nave pirata capitanata da Harlock, anti eroe decadente, che sta organizzando un attentato terroristico. Il ragazzo inizia a conoscere flotta e capitano, scoprendo che non è tutto semplice come sembra e che, dietro a un atto così disperato, c’è tutt’altra motivazione.
Nonostante le potenzialità del soggetto, la sceneggiatura è assolutamente priva di tensione narrativa, oscillando continuamente tra il banale, l’irritante e l’incomprensibile. A livello narrativo ha tutti i difetti riscontrabili negli anime di bassa qualità e nel cinema d’azione americano contemporaneo. Molti passaggi sono davvero incomprensibili, altri inutili e alcuni semplicemente scritti male.
La regia di Shinki Aramaki (regista di Appleseed e dell’ultimo episodio di Starship Troopers) è allo stesso livello: piatta, poco ispirata e immotivatamente pacchiana. Immotivatamente perché se nell’anime classico è comprensibile un modo di raccontare alcuni momenti in modo eccessivo e fuori da ogni logica narrativa, qui il tono non lo permette. Tutto è trattato in modo molto serio, non c’è leggerezza e il “patetismo” è spesso fin troppo calcato. Momenti come la doccia a rallenti della co-protagonista Kei non aiutano per niente a prendere il film sul serio, né a sdrammatizzare, né ad aumentarne la visionarietà, creando solo confusione ed imbarazzo.
Il film manca anche della potenza del 3D dato che, nonostante un livello di dettaglio indiscutibilmente alto, a livello di design dei personaggi e delle ambientazioni, oltre alla cura dell’atmosfera e delle animazioni, si toccano livelli infimi. Oggettivamente il film è privo di cuore, del tutto senz’anima. Risulta molto difficile arrivare al finale e, le quasi due ore di durata, non aiutano affatto.
Capitan Harlock 3D è dunque un film d’animazione esente da pregi, ad eccezione del soggetto sfruttato male e una manciata di inquadrature evocative. Di certo operazioni come questa non possono che supportare la personale convinzione che l’anime, se non portato allo stato d’arte da autori con la A maiuscola, rimarrà sempre un tipo di narrazione superficiale.