BLOOD STORY – Matt Reeves
In Blood Story si intrecciano due vite, due vicende interconnesse da un filo rosso sangue. C’è Owen (Kodi Smit-McPhee) adolescente con i tipici problemi legati alla sua età, su tutti l’eccessiva sensibilità che ancora non riesce a gestire ma soprattutto ad affermare in piazza pubblica, e c’è Abby (Chloe Grace Moretz) sua vicina di casa tanto strana quanto affascinante, di cui egli è innamorato.
Dal microcosmo che può essere il quartierino di periferia della fredda e desertica Los Alamos, nel New Mexico, ha inizio una storia d’amore delicata ma dai toni oscuri tipici del cinema gotico. In Blood Story sembra che tutti i personaggi seguano un percorso individuale, un destino inevitabile e spietato. Persino i protagonisti, che indubbiamente si amano, non riescono a compenetrare completamente ognuno nella sfera emotiva dell’altro.
Owen è costretto a gravitare intorno alla vita di Abby come un satellite ruota intorno al suo pianeta principale e, viceversa, Abby non può fare a meno di avere una controparte che riesca a sostenerla emotivamente nei momenti di cupa solitudine. Allo stesso modo si ravvisa un divario enorme tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, non a caso in una scena i due giovani protagonisti accedono in un posto “Dove i grandi non possono entrare”. A sottolineare l’mportanza dei mondi, degli universi, che ogni anima custodisce, c’è quella sorta di galateo che impone a ogni persona che decide di condividere parte del suo destino con quello della protagonista di chiederle il permesso di entrare nel luogo dove ella vive, e viceversa.
Non è una mera formalità, è un simbolismo che sta proprio a sottolineare l’importanza della sfera personale che ognuno possiede ma allo stesso modo della fragilità della stessa e con quanta facilità essa può essere rotta. La frase “Lasciami entrare” è tanto importante che l’autore del best seller Let me in, John Ajvide Lindqvist, l’ha scelta come titolo del romanzo. L’opera è stata talmente convincente e di facile presa sul pubblico che si è pensato subito ad una trasposizione cinematografica.
Blood story, supportato dalla straordinaria prova recitativa dei due protagonisti estremamente credibili e naturali, segue pressoché pedissequamente la linea narrativa, i toni e le atmosfere della pellicola originale svedese lasciando sorgere il lecito dubbio del perché di una tale operazione, di un remake realizzato a così pochi anni di distanza.
A mettere il bollino blu su questa pellicola è comparso anche il re del brivido Stephen King che l’ha definito Il miglior horror americano degli ultimi 20 anni. Blood Story segna anche il ritorno della Hammer Films, storica casa di produzione inglese di film culto che ha marchiato pellicole girate con un inconfondibile trademark. Per il loro ritorno in grande stile, dopo oltre 30 anni, hanno scelto un film con un seguito già rodato, per cui hanno imboccato la (facile) scelta di americanizzare una pellicola dal successo assicurato sorretta da una sceneggiatura d’acciaio e diretta da un più che degno Matt Reeves.
VOTO: 6.5/10
Regia: Matt Reeves
Cast: Chloe Moretz, Kodi Smit-McPhee, Richard Jenkins, Jimmy Pinchak
USA, 2010