BLACK MASS – Scott Cooper
La storia della criminalità organizzata è stata troppo spesso segnata dalla presenza di organizzazioni frutto di patti più o meno evidenti, con coloro i quali avrebbero il compito di combatterla. La fitta rete che ne deriva garantisce per un po’ di tempo la convivenza di ambo le parti ma, andando avanti, finisce inevitabilmente per avvitarsi su se stessa. In Black Mass troviamo tre amici d’infanzia, tutti e tre legati da un’unica bandiera: quella dell’Irlanda del nord.
John Connoly (Joel Edgerton) lavora nell’FBI, Billy (Benedict Cumberbatch) e Whitey (Johnny Depp) Boulger sono rispettivamente un politico e un malavitoso di chiara fama. John cerca disperatamente un accordo con Whitey per spartirsi il controllo di Southie (Sud di Boston), cercando di fare fuori la mafia italiana. In questo modo John può farsi bello e ottenere una promozione dai suoi superiori per aver sgominato gli italiani, Whitey può lavorare indisturbato e colmare il vuoto lasciato dai malavitosi del bel paese.
L’FBI, in un primo momento, sta al gioco perché questo gli consente sulla carta di porre fino al predominio della malavita italiana, ma poi intuisce che Connoly e Whitey giocano nella medesima squadra e cercano di porre un rimedio, proprio quando lo strapotere di Boulger sembra essere arrivato ai massimi livelli.
Una partenza che fa molto ricordare Quei bravi ragazzi che, sicuramente, ha fatto parte dell’immaginario di Scott Cooper, regista di Black Mass, film che segna il ritorno di Johnny Depp in ruoli drammatici. C’è da dire che molto del merito della sua trasformazione attoriale è dovuta anche agli effetti speciali di make-up, comunque il buon Depp risulta credibile nei panni del cinico, spietato, assetato di sangue. Notevole come Black mass si riferisca ad una storia vera; una di quelle crude, ciniche e sconvolgenti proprio in quanto reali. Ed è proprio la tranquillità con cui i tre uomini riescono a condividere momenti di vita privata, serena, distaccata, come un semplice barbecue, pur sapendo di essere collusi con la mala e responsabili della morte di centinaia d’individui.
Black mass si serve di una regia asciutta, forse un po’ troppo, al punto da non stupire con troppi guizzi creativi, ma questo è figlio diretto di un’esigenza di realismo, un tocco che serve a restituire ancora maggiormente il cinismo di un manipolo di persone, la “massa nera”.
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