BLACK DEVIL DOLL FROM HELL – Chester Novell Turner
Quando è stata inventata la parola cult devo aver pensato a questo film, non riesco ad immaginare nessun altro titolo così incredibilmente associabile a quest’epiteto ormai di moda; un mirabile e sorprendente esempio di tarda blacksploitation fatta in casa.
Si perchè ad una prima impressione (che resta comunque la più affidabile) il film del sedicente Chester Novell Turner (che riuscirà, non si sa come, nel 1987 a girare una seconda e ultima opera) sembra proprio girato con una telecamera VHS-C, quei primi scarsi prototipi di camcorder che si affacciavano un ventennio fa nel mercato dei consumatori. Niente pellicola quindi e siamo ancora lontani dal digitale, in questo la sensazione di trovarsi di fronte ad un filmino del matrimonio è ancora più evidente. Allora vi domanderete: perché cult?
Prima di scoprirlo è necessario superare una prova: ovvero riuscire a sorbirsi 10 minuti di titoli di testa lentissimi e allietati da una musica infernale con un predicatore che parla in sottofondo con una voce gutturale e soporifera. Se riuscite nell’impresa (senza addormentarvi) allora si può passare alla fase successiva. BLACK DEVIL DOLL FROM HELL inizia con delle riprese in una tipica chiesa gospel americana con un prete e un gruppo di parrocchiani rigorosamente black, successivamente l’attrice principale Shirley L. Jones con vestito domenicale da zitella e occhialoni da vista, si reca in un negozio dove compra una specie di bambolone rasta con la bocca movibile, simile al feticcio dei ventriloqui. La negoziante gli racconta la fola dello spirito che possiede la marionetta ma, nonostante questo, la nostra se lo porta a casa. Mentre la donna è sotto la doccia, il bambolone si anima, la spia e successivamente la assale in una sequenza al ralenty realizzata più che altro con fotogrammi in fermo immagine talmente confusi che si stenta a capire ciò che accade.
Ma il bello arriva dopo, la bambola stende sul letto la nera, la spoglia, inizia a emettere fumo dalla bocca e a ripetere fino all’ossessione “Bitch,Bitch Bitch!“, estrae una schifosa lingua piena di crema biancastra e inizia a leccarla tutta. Le scene successive sono al limite della pornografia ma nonostante ansimi e orgasmi si vede poco o niente. Fatto sta che alla tipa, dopotutto, non dispiace il pupazzone e quando si risveglia, da sola nel letto e scopre che il pupazzo è scomparso comincia a disperarsi. Eccitata, la protagonista vaga in giro a caccia di uomini, ma nessuno sembra soddisfarla come il bambolotto allorchè torna nel negozio e … sorpresa! La bambola è di nuovo al suo posto. La donna lo ricompra e lo riporta a casa ma stavolta invece dell’orgasmo trova la morte!
Come si legge, il regista Turner ha voluto produrre una storia che ironizza sul moralismo e l’eccesso di religiosità dei neri (e anche dei bianchi) con ampi dettagli, ambientazioni scarse, fotografia inesistente (pensare che compare anche un fantomatico direttore della fotografia nei credit!) e una musichetta primitivo elettronica ossessiva e inquietante. Gli attori sono al minimo sindacale e gli effetti sono pochi e abbozzati. Nostante tutto il film diverte nella sua stramberia e la tipa si rivela persino eccitante, il tutto nel più puro stile weirdo che taglieggia un po’ l’estetica ma di sicuro non si dimentica facilmente. Sconsigliato ai puristi del cinema (inteso come ben realizzato)!
Regia: Chester Novell Turner
Cast: Shirley L. Jones, Gladys Ames, Bernard Brown, Jacqueline Coats
USA, 1984