APES REVOLUTION – Matt Reeves
Un virus letale creato dall’uomo, ideato tra enormi aspettative e buoni propositi (curare l’Alzheimer), sigla una parola molto simile a “estinzione” per l’umanità. Le scimmie, invece, cavie da laboratorio dello stesso, si sono evolute e hanno deciso di rintanarsi in una foresta dove vivere separate dai rimasugli della razza umana. Sono passati dieci anni dallo scontro tra uomini e scimmie sul ponte di San Francisco, ed è ora per entrambi di incontrarsi nuovamente.
Matt Reeves si siede in cabina di regia per dirigere uno dei migliori episodi della saga de Il pianeta delle scimmie, probabilmente il migliore insieme al primo di Franklin J. Schaffner, un connubio di azione, avventura, dramma e fantascienza, vissuto tra lo sguardo fiero e saggio della scimmia Cesare (Andy Serkis), il volto dolente di chi ha compreso la stupidità umana (Malcom, Jason Clarke) e chi ne continua a perpetrare l’ottusità (Gary Oldman, Kirk Acevedo).
Si inizia con il racconto dell’epidemia, accompagnato da delicate note di pianoforte, si prosegue con la caccia della selvaggina da parte della comunità delle scimmie, un nucleo apparentemente “antico” ma che in realtà cela la medesima evoluzione (o involuzione) degli umani, in un continuo scorrere in parallelo di caratteri positivi e negativi, in ambo le fazioni, in modo da rendere complicato il naturale accostamento a uno o all’altro. Anche gli effetti digitali, sospinti da una magistrale motion capture, si compenetrano con gli elementi reali, costruendo una civiltà futuristica tangibile quanto desolante.
Apes revolution non ha paura di giocare tra elementi mainstream (l’assalto delle scimmie che utilizzano le armi da fuoco, l’immancabile scontro tra Koba e Cesare) e altri da cinema d’autore (gli insegnamenti di Cesare al figlio, il lento avvicinarsi tra il gruppo di uomini arrivati per aggiustare la diga e le scimmie), rischiando di annoiare lo spettatore in cerca di puro spettacolo ma gratificando quello più disinibito, capace di assorbire i diversi registri del film. Il finale aperto lascia spalancata la strada verso uno o più capitoli successivi, per un reboot che con questi primi due capitoli sta mostrando una forza inaspettata.