ALITA L’ANGELO DELLA BATTAGLIA – Yukito Kishiro
La città discarica, un immenso ghetto dove cadono le scorie della metropoli sovrastante chiamata Salem, un regno caotico dove il servilismo è unico viatico per restare in vita, l’arte dell’arrangiarsi (in ogni modo) sola modalità di sostentamento. Due livelli gerarchici: il controllante benestante e la feccia.
In quest’ultimo livello vengono gettati i residui del corpo di un cyborg, la cui mente è priva di ogni ricordo ma il cui corpo, rigenerato dal dottor Ido, ex abitante di Salem, sembra spingere la memoria verso antichi frammenti, riportati alla luce nei momenti di massima concitazione, quando la lotta per la propria vita sta raggiungendo il culmine. Il nome del cyborg è Alita e il suo destino incontrare e scontrarsi con altre anime come la sua.
Alita l’angelo della battaglia (Gunnm in originale) ha l’immensa forza dei romanzi ad ambientazione cyberpunk di raccontare l’eterno vagare dell’anime in lande metalliche, lasciando stridere il calore del cuore con la freddezza del ferro, delle lamiere. Gli innesti presenti nel lavoro di Yukito Kishiro sono sproni per scoprire se stessi (vedi i corpi di Alita o le operazioni di Jashugan), scovando un passato sepolto nella memoria così come svelando il proprio io, alle volte anche in maniera brutale (vedi i capitoli legati a Zapan).
La tecnica di combattimento, chiamata Panzer Kunst, mossa dal corpo di Alita è un sinuoso danzare con l’avversario, studiarne le movenze e sferrare terribili colpi dove l’energia risuona e riecheggia nelle distanze che staccano la discarica da Salem. Quest’ultimo posto è un ricettacolo di mistero, la cui vera natura verrà svelata nelle ultime pagine della serie, un segreto così viscerale e destabilizzante da costringere Ido a cancellare tutti i propri ricordi, pur di mantenere quella lucidità altrimenti impossibilitata a condividere tale rigurgito di una società costruito e imbastita sulla perfezione.
Alita l’angelo della battaglia è un manga pieno di dolore, del corpo come (specialmente) dell’anima, un emblema che ricorda come è possibile denudare se stessi solo raggiungendo l’estasi della morte e della rinascita, un pamphlet che denuncia l’impossibilità di maturare senza prima perdere qualcosa o qualcuno, un capolavoro dalle elevate sfaccettature in cui un alone di malinconia aleggia costantemente. Con un seguito: Alita Last Order.