ADAMOEVA – Alfredo Confessore
Una caccia infruttuosa, la mela del peccato che cade dall’albero come unico cibo su cui azzuffarsi, ma non basta. La fame è tanta, l’uomo e la donna sono incapaci di trattenersi e l’istinto di sopravvivenza vince sulla necessità di continuare la specie. E la propria progenie ne paga il dazio.
Alfredo Confessore non disegna aulici paesaggi tratteggiando atmosfere idilliache dove l’uomo è innestato nella natura, muovendosi tra canti maestosi sorretti da voci angeliche. Confessore illumina con toni cupi una non-favola dove macchiette (ferali) si muovono su una sorta di collinetta dove l’unico albero spoglio non riesce nemmeno a tenersi in grembo l’unica mela. Un cibo talmente loffio da risultare del tutto insufficiente per la coppia. Certo, si tratta di una coppia bizzarra, scopatori professionisti e, specialmente, cannibali.
AdamoEva spazza via l’alone mistico della leggenda, incarnando il peccato originario nell’istintività stessa dell’uomo: una deriva esistenzialista che se ne frega dell’amore, centrando l’attenzione solo verso la pura sopravvivenza. D’altronde, l’uomo sarebbe vissuto in mezzo a tante altre razze feroci in altro modo? L’ingegno era ben lungi dal palesarsi. Blasfemo e irriverente, AdamoEva è la corretta risposta al Natale di chi ha una visione atea della vita. Autocompiaciuto al punto giusto.