A BLOODY ARIA – Shin-yeon Won
Una mercedes bianca sfreccia lungo una sorta di highway coreana, a bordo un professore di canto ed un’allieva di ritorno da un’audizione. Il professore porta la ragazza in un anfratto desolato, di fronte ad un fiumiciattolo, e prova a baciarla e possederla. La ragazza scappa e l’uomo si chiude in macchina, ma presto non saranno più soli. Due teppisti e uno sbandato raggiungono l’anfratto e dall’incontro casuale si scatena un vortice di violenza selvaggia.
Humour nero, violenza stereotipata e sana follia pulp sono gli elementi cardine intorno ai quali il regista edifica l’idea di questo bizzarro A bloody aria. Un gioco insano che si svolge interamente in uno scenario limitato e scarno, dove solo i corpi di carnefici e vittime si stagliano dando una parvenza di vita. Il regista Shin-yeon Won raccoglie pochi elementi, poche situazioni, ma riesce a non annoiare grazie ad uno sguardo stralunato e curioso.
A bloody aria, tuttavia, rimane un giochino derivativo, citazionistico e non abbastanza cupo. Alcuni frangenti riescono meglio di altri, dove la necessità di costruire la scena secondo uno schema predefinito rende la situazione “plastica”, eccessivamente parodistica. In giro c’è sicuramente di meglio.
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