THE BAY – Barry Levinson
Chesapeake Bay è una cittadina americana, una baia per cui l’acqua è elemento fondamentale, sia a livello turistico che di sviluppo economico, grazie ad un enorme impianto di desalinizzazione. Questo sviluppo è come un parassita che divora chi non vuole vedere il danno ecologico in corso e, in una sorta di legge del contrappasso, diviene parassita che realmente si insidia dentro il corpo umano attraverso l’acqua … mordendo ogni organo e lembo di pelle.
Ritorno dietro la macchina da presa dopo 4 anni per Barry Levinson, con un progetto che (apparentemente) sembra ben lontano dalle sue corde, un lavoro che sembra voler sfruttare la moda del POV (point of view), e in parte lo fa, sulla scia della miriade di pellicole che hanno sfruttato questo stratagemma, da Paranormal Activity a Rec, da The last exorcism a Cloverfield. La chiave di successo, che al contempo è il nodo cruciale di eventuali critiche, di The Bay è proprio questa scelta, in quanto da un lato riesce a sfruttare ogni mezzo multimediale in modo intelligente (skype, telecamere dei negozi, … ), dall’altro monta e “dirige” eccessivamente bene. Quest’ultimo punto, in particolar modo, comporta una carica drammatica mai vista nel genere ma, al contempo, evita il senso di “sporco” che dovrebbe derivare da lavori come questo, lasciando spazio ad una appagante conferma di artificiosità della soluzione.
Con un testo ecologista, The Bay rappresenta il terrore attraverso gli sguardi atterriti della cittadina di Chesapeake Bay, un posto sperduto come potrebbero essere molte altre città americane (e non), senza eccedere nello splatter ma costruendo la tensione attraverso l’impotenza, urla nel silenzio della notte, menti vacillanti nell’apparente tranquillità di un giorno di festa devastato da un’ondata di paura che spazzerà via il 40% della popolazione della baia.