SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA – Sergio Pastore
Paola lascia un messaggio al proprio amante, Peter, un pianista cieco, dicendo di voler interrompere la loro relazione. Il giorno dopo la giovane fotomodella viene trovata morta nello spogliatoio dell’atelier dove lavora; vicino al suo corpo uno scialle giallo.
Peter, il suo maggiordomo e Margot, un’amica di Paola, iniziano le indagini parallelamente a quelle della polizia, utilizzando i sensi sviluppati di Peter che compensano la mancanza di vista e un profondo desiderio di capire chi ha ucciso in modo così misterioso la sua donna.
Il film di Sergio Pastore raccoglie elementi da diversi altri thriller e gialli, italiani e non, dell’epoca (assassino dalla voce roca, protagonista che si affida ad altri sensi per indagare, gatto nero utilizzato come “arma”, morti nel mondo viziato e vizioso della moda, … ), tentando di innescare la giusta dose di suspense grazie ad un canovaccio noto. Questo prevede un giro di sospetti che toccano uno a uno tutte le figure sullo schermo, iniziando dal protagonista tradito e finendo col silenzioso maggiordomo dello stesso, senza, però, riuscire a disseminare il giusto grado di sospetto tra i presenti, ma lasciando presagire un salto finale senza particolari twist.
In un’atmosfera vagamente weird, i paradossi non mancano e sono necessari per intrecciare tutti i protagonisti nella tela, confondendo le acque e utilizzando una fantasiosa arma letale, come il gatto. Certo, Sette scialli di seta gialla non brilla in creatività, spunti del cast o tensione alle stelle, tuttavia si lascia visionare sino alla fine senza mai destare morboso interesse come nei film di Lucio Fulci o curioso senso di straniamento come in quelli di Sergio Martino. Notevole la scena dell’omicidio sotto la doccia, decisamente gore rispetto al tono della pellicola.