PARANORMAN – Chris Butler
Ognuno da piccolo ha avuto il proprio amichetto immaginario con cui giocare, discorso valido soprattutto per chi ha vissuto immerso in una grigia periferia, all’ombra di una grande città o nella calma piatta di un paese sperduto nella campagna.
Un po’ quello che accade a Norman, ragazzino in piena età adolescenziale, dotato di una profonda sensibilità incompresa dalle persone che lo circondano. Egli sembra parlare in continuazione con esseri invisibili, situazione che inevitabilmente lo porta a essere oggetto di sberleffi, non solo da parte dei cinici compagni di scuola, ma addirittura dalla sua stessa famiglia. Solo Neil, un ragazzo di grossa costituzione, sembra trovare in Norman l’unico amico con cui parlare, perché in fondo si somigliano, sono due anomalie … due freak.
Norman, in realtà, ha un grande dono: quello di poter colloquiare con gli spiriti che non hanno trovato pace nell’aldilà e che si ritrovano congelati in un limbo tra realtà terrena e ultraterrena. Quelli che all’occhio comune sembravano semplici compagni di giochi, parto della mente di un ragazzino troppo solitario o troppo sensibile, in realtà si rivelano essere delle vere e proprie presenze spiritiche. Norman non è il solo a possedere questo dono, c’è anche lo zio Prenderghast che ogni anno esegue una sorta di rito per arginare una maledizione che da secoli si abbatte su Blithe Hollow.
La leggenda vuole che lo spirito di una strega arsa viva 300 anni prima non riesca a trovar pace per la pena subita ingiustamente e ogni anno Prenderghast legge i passi di un libro “speciale” per contenere la furia esplosiva della sua anima. Questa volta invece tocca a Norman risolvere il problema e mettere fine definitivamente ad una grande maledizione, dovendo convincere l’opinione pubblica bigotta che, molto spesso, dietro questi personaggi “strani” si nascondono solitudine e frustrazione, che non giustificano l’odio e la furia repressiva nei loro confronti.
Ottimi propositi per ParaNorman, con i creatori di Coraline che si cimentano in un’altra fiaba dalle tinte dark e molte molte citazioni, soprattutto dirette al mondo horror del decennio ’70 – ’80. Tuttavia non bastano le ottime premesse a far decollare un film che non riesce mai a smuovere le leve capaci di convincere fino in fondo lo spettatore, eccezion fatta per diversi esilaranti siparietti che guarniscono questi 93 minuti di pellicola in stop-motion. Nel complesso ParaNorman risulta godibile, ma altrettanto velocemente scorre via dalla mente e dall’immaginario dello spettatore, dissimulando l’eterna vita di una fiaba, capace di riecheggiare negli anni con l’incipit “once upon a time“.