IL CANTO DI PALOMA – Claudia Llosa
Sul letto di morte, un’anziana donna canta alla figlia il dolore della violenza, quella tremenda e nauseabonda subita anni addietro, mentre la vita vola via dal suo corpo. La figlia, Fausta, vuole darle sepoltura, e per farlo si trova un lavoro presso una pianista in crisi di idee.
Claudia Llosa ritrae una donna contrita dalla paura, vittima di una situazione sociale inadatta ai meno abbienti, terrorizzata dal trovarsi da sola e dal subire una violenza similare a quella della madre al punto da inserirsi una patata dentro la vagina come “cintura di castità”. Un gesto estremo, spinto da un terrore ancestrale verso l’uomo, una vita autoparalizzata nella solitudine che non aiuta Fausta (interpretata dalla brava Magaly Solier) ad uscire dalla coltre che si è costruita intorno.
Il canto di Paloma è un film lento e cantilenante, come le canzoni che lo intervallano, mezzo orale di trasmissione della storia attraverso inconsapevoli cantori come Fausta e la madre. Funziona nel suo rappresentare una realtà poco conosciuta, ma si perde dietro un folklore distante agli occhi di un occidentale, che osserva distante i simboli dispersi nella pellicola. Interessante ma poco concludente. Vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino del 2009.