I LOVE YOU LIKE A TWIST – Lorenzo Lepori
Il canovaccio su cui si dipana questo I love you like a twist del toscano Lorenzo Lepori è dei più classici: un criminale evade dal carcere per regolare i conti con il fratello; a dargli man forte tre amici che accettano di fare, per lui, una consegna pericolosa in un bosco.
Si tratta, senza dubbio, della miglior opera di questo giovane regista perché unisce, al ritrovato spirito goliardico da rimpatriata con vecchi amici (fuori dall’autorialità ricercata nelle ultimisse opere, non totalmente nelle sue corde) un’ulteriore consapevolezza registica che dona al film un alone stilistico più maturo. Narrativamente, poi, I love you like a twist è un delirio: le situazioni precipitano in maniera vorticosa in spirali di violenza e gli attori (non professionisti) interpretano i rispettivi personaggi come se fossero perennemente sotto coca.
L’ensemble è bizzarro e concentra in sé qualità e difetti di siffatte opere, così si finisce per perdersi, confondersi, annoiarsi ma anche ritrovarsi attraverso (in)aspettatte scosse elettriche, tanto che, più che di un film, si dovrebbe parlare di lungo pezzo rock (o di twist se preferite), in quanto ne ingloba tutte le caratteristiche. Poi, come succede quando ci si trova davanti ad un talento, si ha l’impressione che ogni ulteriore visione ne avvalori i punti di forza, donando a questo twist scatenato e selvaggio un aurea da cult assoluto.
Una volta scesi dalla giostra, storditi e confusi, si ha pure l’impressione di essersi trovati davanti ad una bestia rara che, in quanto tale, va protetta, mostrata e, soprattutto, studiata con certosina attenzione, perché dietro tutto si nascondono qualità cristalline, pietre grezze che, se ben strofinate, sono pronte a rivelarci tesori nascosti. Cameo (nella miglior sequenza del film) di Gianni Dei, attore presente in una quarantina di film tra gli anni ’60 e la fine degli ’80, tra cui Patrick vive ancora, di cui Lepori ha annunciato un seguito. Geniale l’idea di editare il film (anche) in vhs.