NICOLAS WINDING REFN – Intervista
La prima intervista raccolta durante il festival di Orvieto, il Fantasy horror award 2010, si svolge con Nicolas Winding Refn, regista che ultimamente sta mietendo successi ovunque col suo VALHALLA RISING, epico affresco con dure pennellate rosse che mescola mito, storia e leggenda. Da poche ore approdati ad Orvieto, io, Paolo Corridore e Mariangela Celiberti ci imbattiamo in un Refn visibilmente provato dalle notti passate in bianco a causa dei figli che non lo lasciano dormire (come lui stesso ammette), tuttavia si risveglia proprio nel momento di raccontare ciò che si nasconde dietro le pieghe del suo film.
G: Vorrei sapere qual è la storia che si cela dietro il film, cosa ti ha portato a scriverla?
R: Ho sempre avuto il desiderio di girare un film sui vichinghi, ma allo stesso tempo non ho mai avuto alcun interesse nei loro confronti. Avevo la storia già pronta da diversi anni, una sorta di rivisitazione della scoperta dell’America da parte dei Vichinghi. Mi sono interessato a questo perché negli anni ’30, nel Delaware, venne scoperta in un campo una pietra con delle rune incise sopra, scritte dai vichinghi. E questa fu una grossa scoperta perché nessun sapeva che i vichinghi fossero arrivati in America, a parte qualche scandinavo. Le saghe vichinghe parlano dell’America, ma del Nord, fino al Canada; Delaware invece è al sud, così ho riflettuto su quanto accaduto.
G: Cosa è accaduto secondo te?
Magari con delle navi sono arrivati lì navigando su un fiume e, forse, si sono imbattuti in qualche guerra o in qualche violento conflitto. Le rune sono infatti un avvertimento, un ammonimento a non metter piede su un territorio pericoloso, o qualcosa del genere. Ho sentito questa storia alla radio, in un programma storico, quando avevo 16 anni e subito ho pensato “wow, è davvero interessante!”. Così, mentre sviluppavo l’idea del film, diversi anni dopo, mi sono accorto che avrei fatto un film scientifico ma, nel contempo, non avevo alcun interesse nella scienza: ha troppi limiti. Per esempio, se ti piace osservare le stelle la notte (e stiamo parlando di un fenomeno scientifico), ti accorgi anche che dietro esse c’è un mondo oscuro. Se viaggi all’interno di quel mondo, vi trovi elementi incomprensibili. E’ questo che mi affascina.
G: E’ sempre interessante scoprire cosa spinge un regista a realizzare un film come, per esempio, il tuo Valhalla Rising. Quali altri elementi sovrannaturali sono presenti?
R: Avevo sempre pensato di creare un personaggio dal sapore mitologico e piazzarlo in un film in cui lo spettatore ne ignora le origini, l’età, la reale consistenza e provenienza. Un essere misterioso di cui si sa solo che è sempre esistito nella storia e che ha sempre lottato. Un essere che passa attraverso l’evoluzione umana: nasce come animale, poi diventa un guerriero, poi Dio, poi uomo. Al contempo è lo spirito della Natura, in un certo senso si tratta di una entità paranormale, ti può uccidere oppure farti vedere il momento in cui ti ucciderà, dato che conosce il futuro.
G: Non è facile riuscire a incastrare tutte queste idee in un film.
R: Infatti è stato un progetto molto ambizioso … un viaggio molto interessante.
G: Quali feedback stai ricevendo dai vari festival?
R: Per il feedback preferisco aspettare la distribuzione. Sono fortunato di poter distribuire il film nel mondo.
G: Sappiamo che sei danese. Com’è la situazione del cinema underground in Danimarca?
R: Beh, in realtà ce ne sono pochissimi, non esiste una vera scena come quella che puoi trovare in America o in altri posti. Non c’è del “vero” underground. Qualcosa inizia a muoversi, ma niente di particolarmente significativo. Purtroppo il movimento è estremamente lento.
G: In Italia c’è la stessa situazione, non c’è un vero e forte movimento, specialmente a causa della disattenzione dei produttori. Non è facile riuscire a farsi notare.
R: Anche in Danimarca è così e per questo motivo giro i miei film in inglese: è più semplice trovare una distribuzione, venderli in America e in Inghilterra. Inutile girarci intorno, i paesi più importanti per il cinema sono l’America, l’Inghilterra e la Francia, e i film in inglese sono più facilmente piazzabili.
G: Il film verrà distribuito in DVD?
R: No, o almeno prima verrà distribuito nei cinema, il resto si vedrà. Non ho idea di quando dovrebbe arrivare in Italia.
G: Non sappiamo nemmeno se in Italia Valhalla Rising arriverà al cinema qui in Italia. Si tende a dare maggiore importanza a tutt’altro genere di pellicole.
R: Penso che la mancanza di audience sia dovuta ad una sorta di pensiero old-school che affligge il modo di concepire il cinema. Anche in paesi più grandi non è sempre facile film che possiamo etichettare come alternativi. C’è un grosso gap tra il numero di persone che cerca film, libri, musica alternativa, in numero sempre crescente, e i distributori che non accettano questa transizione. Non accettare equivale ad ostacolare.
G: Qui tendiamo a distribuire per la maggior parte film romantici o commedie di terz’ordine, sono i titoli che permettono di guadagnare maggiormente. Cosa puoi dirci invece della trilogia chiamata Pusher?
R: La trilogia non è stata voluta, in realtà è capitata. Non ho interesse nei gialli, penso che la vita delle persone che ogni giorno muovono i loro passi in questo mondo violento e criminoso è un grosso dramma.
G: Riguardo alla musica, che ruolo assume nei tuoi film?
R: Penso sia importante come la utilizzi, come la inserisci nel contesto e come la vivi. La musica è un fatto di cuore e di testa: musica e parole devono muoversi come un tutt’uno inscindibile.
G: Stai già pensando a progetti futuri o per ora resti concentrato su Valhalla Rising?
R: No,no! Dovevo dirigere un film con Keanu Reeves, per conto della Universal, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo. Ero stato inserito nel progetto di un film con Harrison Ford ma per diversi problemi sembra non si faccia più … ne sono rimasto molto dispiaciuto e arrabbiato, perché l’idea mi sembrava molto intrigante. Ora dovrei lavorare a un western, in Thailandia.
G: Western in Thailandia? Che strano!
R: Ebbene si … non posso aggiungere altro per ora.
G: Hai visto Alice in Wonderland o Shutter Island?
R: No, ho dei bambini piccoli, non ho molto tempo per vedere film. Di solito guardo film non troppo recenti. L’ultimo che ho visto e che mi è piaciuto è stato District 9.
G: Cosa pensi, invece, del cinema italiano?
R: Il cinema italiano ha una fiera tradizione alle spalle che purtroppo sembra essersi annichilita diversi anni fa. Penso che ora sia difficile arrivare agli stessi livelli, sembra esserci una sorta di blackout. una stasi da cui non è possibile tirar fuori la testa. L’ultimo film italiano che ho visto e che mi è piaciuto è stato Gomorra ma non ne ho visionati altri ultimante.