HOUSE OF FLESH MANNEQUINS – Domiziano Cristopharo
Bislacche figure si muovono in angusti loculi per dar vita a spettacoli circensi, giocattoli sessuali, meste marionette dalla fragile vita, perversi oggetti destinati ad essere fagocitati dal voyeurismo più bieco. Nella House of flesh mannequins si muove Sebastian, un fotografo quarantenne affascinato dal lato morboso della fotografia, basito di fronte a queste figure di carne. Sarah è la sua vicina di casa, catturata dal lato oscuro del fotografo e desiderosa di penetrare nella vita dell’uomo per succhiarne lo spleen. Tra atroci sofferenze il loro decorso raggiungerà l’apice di fronte ad un filmato proiettato in una buia stanza, frames malati tinti di rosso sangue.
Vedere House of flesh mannequins è come assistere a uno strano spettacolo teatrale dove figure caricaturali si muovono lente, enfatizzando le movenze come se si trattasse di cinema muto, imbastendo dialoghi quasi come se stessero parlando verso la telecamera (e quindi direttamente allo spettatore). Quando con Sebastian si mette piede nella casa, si entra in in una sorta di spettacolo nello spettacolo, ed è proprio qui che una ulteriore marcia viene inserita, innescando devianze di lynchiana memoria in affreschi madidi di rosso vermiglio.
Lo sguardo del fotografo viene rapito dalle scene weird che si susseguono (pagliacci che si masturbano, donne dai lunghi capelli che si muovono sinuose, due giovani che fanno sesso … ), e trovano nella violenza contro una prostituta la cuspide di un peregrinaggio desolante. A questo punto di vista si alterna quello di Sarah, apparentemente una timida ragazza che accudisce il padre cieco (interpretato da Giovanni Lombardo Radice), che sembra quasi essere un elemento distaccato dal contesto. In realtà è proprio lei una delle chiavi di svolta del film: il suo viso angelico e la sua mestizia si dilatano via via, come una macchia d’olio, mostrando un micromondo interiore, emblema del voyeurismo umano.
L’immagine come voragine attraverso cui spiare, una sorta di metafisico diaframma dilatato per catturare la luce … in questo caso l’oscurità dell’apocalisse mediatico in corso. Guardando House of flesh mannequins viene spontaneo chiedersi chi è la vittima e chi il carnefice.
Molto bravi gli attori, specialmente Irena Hoffman (nel ruolo di Sarah), capace di mutare il suo volto da ingenuo a malizioso, in un crescendo naturale e realistico. Migliora con lo scorrere dei minuti la prestazione di Domiziano Arcangeli (anche produttore del film), mentre perfetto come sempre Giovanni Lombardo Radice, cupo e stralunato, misterioso e sfuggente. Provocanti e conturbanti sia Roberta Gemma che Poison Rouge, fascinose figure capaci di catalizzare l’attenzione sullo schermo.
Il sangue scorre e si mescola ai liquidi seminali; ottimi i trucchi e gli effetti speciali, curati con gusto e mescolati ad elementi reali (sono stati usati veri freaks e praticanti della body art estrema). Sicuramente la discesa nella casa dei manichini rappresenta il nucleo centrale dell’opera, dove viene raggiunto il climax, e tutte le altre scene servono si per delineare i profili dei protagonisti, ma appaiono quasi come surrogati di questa scena madre. L’uso di prospettive diverse (carrellate, riprese aeree, primi piani, … ) e di un montaggio più serrato, avrebbero giovato alla resa finale. Tuttavia in casi come questi il budget non è mai abbastanza.
Le porte della casa sono aperte, varcatele e godetevi la decadenza.
The leading man of the movie is Domiziano Arcangeli, a very well known international cult actor, who also won a few Best Actor Awards for his rendition of Sebastian in this movie, and should be listed first in the Cast list.
Furthermore we’d love to have an interview with Mr. Arcangeli who’s also produced this film, and he’s next to star in Ivan Zuccon’ “Wrath of the Crows” among others. Thank you!