M – IL FIGLIO DEL SECOLO – Joe Wright
La serie “M”, che ripercorre l’ascesa e la presa del potere di Benito Mussolini fino all’efferato omicidio Matteotti, è sostanzialmente suddivisa in due parti. Una prima parte più muscolare, con un taglio moderno quasi alla stregua di un videoclip musicale, dove il protagonista, incarnato da Luca Marinelli, non si fa problemi a invadere la quarta parete, rivolgendosi ripetutamente al suo pubblico e utilizzando riferimenti odierni (come il suo “Make Italy great again!”).
La seconda parte è più intimista, dove invece troviamo un Mussolini afflitto da mille sensi di colpa, depresso e tormentato dal volto della vedova di Matteotti, attribuendosi sostanzialmente la responsabilità dell’omicidio di quest’ultimo.
Forse queste due parti così distinte e contrapposte tra loro rappresentano lo yin e lo yang di questa serie, le due forze opposte che, sebbene così diverse, si equivalgono e si annullano. Sgombriamo il campo da ogni dubbio: Marinelli non somiglia a Mussolini neanche lontanamente, ma la sua presenza in questa serie è giustificata dal taglio e dal tono di quest’ultima, che utilizza l’espediente narrativo della farsa e del grottesco.
In realtà, sono tutti gli altri personaggi a essere molto fedeli agli originali. Infatti, un plauso va fatto a tutto il cast di attori, che sorreggono l’impianto narrativo di Joe Wright. Lui, al contrario, rappresenta una maschera, come quella di un supereroe (per qualcuno) o di una super nemesi. Infatti, l’intento del regista è proprio quello di mettere in guardia il pubblico senza patetici atteggiamenti paternalistici, dimostrando che chiunque, in grado di infilarsi nel vuoto lasciato dalle istituzioni, può diventare Benito Mussolini.
Nella prima parte, dicevamo, vediamo un Mussolini falso, bugiardo, codardo rispetto a sé stesso e al suo prossimo, eppure con quell’istinto ben affilato che gli permette di capire cosa volesse il popolo e come ottenerlo. Il popolo chiede l’intervento dell’uomo forte al comando quando è presente un vuoto lasciato dalla politica, quando lo Stato è assente o, meglio ancora, quando esso non si assume le proprie responsabilità, rinunciando a governare, soprattutto quando questo comporta prendere decisioni impopolari.
Dicevamo della somiglianza mancata di Marinelli con l’originale, ma l’attore è riuscito a intercettare talmente bene la psicologia e il piglio del personaggio interpretato che fa dimenticare fin da subito il fatto di non essere simile fisicamente. D’altro canto, la serie stessa è un’opera completamente diversa rispetto al romanzo di Scurati da cui è ispirata e supervisionata, ma dalla quale giustamente si discosta stilisticamente.
È sempre un bene che ci siano opere come queste che, anche alla luce di nuovi documenti storici, esplorino le molteplici sfaccettature di personaggi come Mussolini, perché è importante parlarne e interrogarsi sulle ragioni del loro successo.
Sicuramente l’opera di Wright saprà incuriosire lo spettatore, che magari prenderà spunto per approfondire i fatti, che riguardano tutti noi da vicino, ma soprattutto il personaggio.
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