REVENANT: REDIVIVO – Alejandro González Iñárritu
Un gruppo di sanguinari indiani Ree attacca dei cacciatori di pelli, nello scenario umido e melmoso del Nord Dakota d’inizio Ottocento. Le frecce e le accette dilaniano i corpi di coloro caduti nell’imboscata, i corpi crollano e si ammassano nella fanghiglia. E’ la sequenza iniziale di Revenant – Redivivo, nuovo anticipatissimo exploit del regista messicano Alejandro González Iñárritu (reduce del successo con Birdman), ed è un incipit maestoso, azione e violenza travolgente, che dà il via al tragico precipitare degli eventi.
I pochi superstiti dell’agguato si danno alla macchia, seguendo i sapienti suggerimenti del temerario cacciatore Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) e di Henry (Domhnall Gleeson, Ex Machina), capitano della spedizione, mentre l’avido e violento Fitzgerald (Tom Hardy) alimenta subdolamente le tensioni interne al gruppo. Quando Glass verrà attaccato e ferito gravemente da un grizzly durante una battuta di caccia, i suoi compagni dovranno prendere una decisione: sorvegliare l’uomo in fin di vita, o finirlo per evitargli inenarrabili sofferenze. Tre metri sopra gli spoiler, l’epopea di Glass è solo all’inizio, e si trascinerà in un imponente calvario di dolore e rinascita.
Revenant – Redivivo è basato sull’omonimo romanzo di Michael Punke (anno 2003) e parzialmente ispirato alla vita del realmente esistito Glass, cacciatore di pelli che nel 1823 subì il suddetto tragico destino. Leonardo DiCaprio regge sulle spalle il film, poco parlante e molto ansimante, rivivendo nella via crucis di Glass quel dolore provocato dalla relazione complicata con l’Oscar. Leo è per quantità e qualità la punta di diamante del film, l’uomo giusto nel ruolo giusto (e bellissimo). I suoi patimenti fisici si accompagnano allo strazio interiore, l’unione dei due è poesia, spinta propulsiva per aggrapparsi alla vita.
Con una regia tra le migliori della storia cinematografica recente, variegata e fluida, arricchita da numerosi ed elaborati piani-sequenza, Revenant – Redivivo scorre come un fiume in piena travolgendo tutto. Crudo e violento, mai gratuito, è un cazzotto da pesi massimi ad occhi e svariati organi interni. Quello che ci racconta il film non sprizza originalità, la lotta per la sopravvivenza, la vendetta, l’uomo contro la natura, persino il caro vecchio approccio spirituale indiano, non è questo che fa di Revenant – Redivivo un film unico; ciò lo che consegnerà alla memoria collettiva è la perfetta sinergia di tutti gli elementi, la regia certo, ma anche un montaggio fulminante, interpreti (oltre a DiCaprio, è favoloso l’”infame” Hardy), scenografie e musiche di Ryūichi Sakamoto, Carsten Nicolai (aka Alva Noto) e Bryce Dessner (membro dei The National).
Fiore all’occhiello la fotografia di Emmanuel Lubezki – fedelissimo di Cuarón, Malick e dello stesso Iñárritu – che trascina in un’indimenticabile tetra e brumosa atmosfera. Il sesto lungometraggio di Iñárritu è un’esperienza di cinema totale, in tutti i suoi compartimenti, in tutti gli aspetti ed istanti del suo lungo e variegato percorso. Mozzafiato.
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