TATTOO – Riccardo Di Gerlando
Un uomo ha vissuto i suoi giorni nella più consolante e rassicurante banalità ma qualcosa sembra intaccarne la routine e, alla soglia dei 70, ha un nuovo scopo nella vita. Scopre una nuova forma d’arte: il Tattoo. Lo studia, lo vive, imparandone le tecniche, realizza i suoi tatuaggi su fazzoletti e ritagli di pelle animale, il tutto fatto per portare a termine un preciso piano.
Nella sua mente si intrecciano i ricordi di una bambina, Maria, e del suo animaletto in gabbia, con quello di una giovane donna, la stessa Maria uccisa dal fidanzato. L’uomo vuole semplicemente giustizia, vuole che tutti sappiano, che Maria venga ricordata da tutti per sempre e indelebilmente.
Corto impeccabile ed efficace, come tutti quelli di Riccardo Di Gerlando; delicato, nonostante la tematica spigolosa e dai toni noir, la vendetta. Alle spalle del progetto, infatti, è intrinseca una vera e propria denuncia sociale, che lascia emergere uno sdegno profondo verso i troppi casi di ingiustizia. Tattoo è un cortometraggio curato nei dettagli, dove il regista mostra tutte le sue qualità, anche come sceneggiatore. Originale nella messa in scena dell’azione, riesce a incastrare perfettamente ogni elemento per creare una visione d’insieme fluida e senza sbavature. Ogni elemento ha una sua raison d’être, anche la presenza dell’animaletto in gabbia, diventa un personaggio con una sua coerenza fino all’ultimo battito d’ali.
Buone la performance di Alessio Zavoli, Aurora Molino e Aurora Bortolomai, mentre la recitazione perfetta di Massimo Botti consolida i rapporti con Di Gerlando in una perfetta intesa.
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