IL MONDO DEI CATTIVI – Alberto Donati
“Qualcuno ha detto che il mondo si divide in due, in buoni e cattivi, ma qual è la linea di confine tra questi due mondi? I buoni sono veramente buoni? O forse siamo tutti un po’ cattivi…?” Si insinua silenzioso come un tarlo, rapido come una faina, il dubbio che Alberto Donati, regista e leader della produzione indipendente Trinity, ci pone a sinossi della sua ultima opera fiction.
Alla stessa maniera si insinua, nel suo film, il pensare tipicamente thriller/horror all’interno di una trama di stampo poliziottesco, ed è proprio la carta dell’innesto, della metamorfosi applicata al cinema di genere, uno dei punti più alti e più riusciti delle produzioni della Trinity.
L’altra carta, non meno importante e non meno riuscita, è il rimando continuo ed entusiasta al cinema [di genere] italiano anni 70. Agli anni dei sangui finti e delle teste esplose di Lucio Fulci. Agli anni di piombo, delle tante roventi pallottole sparate da “poliziotti baffuti” e “cittadini che si ribellavano”.
Alberto Donati conosce molto bene il cinema dell’Italia che fu, e sa come rielaborarlo. Gioca, in patria, l’asso nella manica che ha regalato tanti successi a registi citazionistici come Quentin Tarantino [che mai ha nascosto la sua passione per il cinema di genere italiano]. In un’Italia che sembra aver dimenticati il suo illustro passato di industri cinematografica di film di genere, Donati rema contro. Il cinema italiano rinnega il suo passato e allo stesso tempo importa prodotti nuovi, che sono suoi stessi suggorati. La Trinity non è immemore delle qualità narrative ed effettistiche elaborate ed evolute in un ventennio di cinema povero, indipendente e rivoluzionario.
Il Mondo dei Cattivi inizia nel più classico dei modi: una sparatoria tra un gruppo di malviventi [che ha appena rapinato una banca e cerca di scappare col malloppo] e tre poliziotti [compreso l’immancabile ispettore di polizia che sfoggia il Ray-Ban a goccia].
Uno dei delinquenti muore nella sparatoria, un altro rimane gravemente ferito, ma riesce a fuggire insieme agli altri due. Intanto ci vengono presentati quelli che “dovrebbero” essere i buoni: Silvia e Alfredo, due fratelli che abitano da soli in una grande casa fuori città. Il fato vuole che i tre rapinatori decidano di passare la notte proprio in quella casa, prendendo ostaggi i due fratelli, per fare perdere le loro tracce.
Ritorniamo alla sinossi: “I buoni sono veramente buoni? O forse siamo tutti un po’ cattivi…?”. I due ostaggi sono molto meno indifesi di quanto possano sembrare e, in breve, i tre “cani arrabbiati” si ritroveranno nelle mani dei più spietati tra i carnefici.
Alberto Donati ci regala un cortometraggio veramente piacevole da guardare, lavorato con cognizione e capacità. Le inquadrature scelte non sono mai banali, e riescono a rimarcare la già visibilissima caratterizzazione dei personaggi [recitati anche in maniera degna da tutti gli attori, se si eccettuano alcune forzature… ma basta ricordarsi il lavoro di collegamento col cinema dei ’70, per accettare che, in alcuni momenti, gli attori diventino “caratteristi”].
Il Mondo dei Cattivi è doppiogiochista anche per quanto riguarda la sceneggiatura: a prima vista il corto presenta un inizio alla Cani Arrabbiati [Mario Bava – Grande maestro. Mai abbastanza glorificato.. in patria. Maledetti siano gli Italiani!]. Una sparatoria, la fuga, la violenta irruzione dei rapinatori in casa. Scene classiche, una sceneggiatura molto spontanea. Subito dopo la metamorfosi, il corto presenta un’altra struttura classica. Una casa sconosciuta e isolata e un gruppo di “intrusi” da eliminare. Anche qui la sceneggiatura rimane semplice e lineare.
Ma sotto questa apparente “normalità”, Donati riesce non solo a nascondere tutti i suoi continui riferimenti al cinema che ama e a farci passare, con estrema nonchalance, dal poliziottesco all’horror; il regista della Trinity ha la capacità di costruire una storia stabile e senza falle, riesce a rimanere spontaneo senza ricadere nell’ingenuo e nello sciocco.
Ottime, su tutte, due sequenze: il sogno del rapinatore in fin di vita, circondato da infermiere sexy, e il finale, sorprendente e crudele. Alberto Donati e la Trinity sanno regalare veramente qualcosa al pubblico … e al cinema italiano che fu.
VOTO: 7.5/10
Cast: Fabio Cardinale (Bruno), Luisa Renga (Silvia), Luigi Distaso (Alfredo), Matteo Lamargese (Pera), Giancarlo Scagnolari (Cicca), Lele Ricci (Ispettore), Alberto Casadio (Bandito Ucciso), Omar Giannetti (Poliziotto1), Stefano Sirotti (Poliziotto2), Alberto Donati (Postino), Silvia Briganti (Infermiera1), Linda Maldini (Infermiera2), Vania Galeotti (Infermiera3), Katia Argalia (Infermiera4), Enrica Piscaglia (Infermiera5), Thomas Altini (Voce del Pupazzo)
Regia: Alberto Donati
Soggetto: Alberto Donati, Katia Argalia
Sceneggiatura, Montaggio: Alberto Donati
Produzione: Trinity
Italia, 2005