LO SCIACALLO – Dan Gilroy
Louis Bloom (Jake Gyllenhaal) è un trentenne disoccupato che vive di scippi e furtarelli a notte fonda. Al ritorno da uno dei suoi raid, assiste a un grave incidente stradale: immediatamente – ed ancor prima dei mezzi di soccorso – giunge sul posto un furgone di giornalisti freelance, che prontamente filmano la scena. Lou apprende che il loro lavoro consiste proprio nel catturare immagini live, spesso cruente, per poi rivenderle a peso d’oro ai vari network.
Tutto quello che occorre è una buona attrezzatura video, tempismo e rapidità: niente che un giovane rampante come Lou non possa ottenere. Missione dopo missione, l’uomo scopre di essere incredibilmente portato alla professione, bruciando le tappe della promettente – ma insidiosa – carriera di “sciacallo”.
“Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, guadagnati i soldi per il biglietto”, afferma orgogliosamente Louis per dimostrare ai datori di lavoro di essere un candidato volonteroso. Trasferendo questo credo in un’attività autonoma, il protagonista del film diventa l’ultima, mediatica incarnazione del sogno americano. Self made man, speculatore sulle tragedie, strozzino nei confronti dei media assetati di sangue: Bloom è un americano moderno che offre alle televisioni merce pregiata, vale a dire la morte in diretta. E così può permettersi di dettare i prezzi nei confronti dell’emittente che si accaparra l’esclusiva.
Il film del regista Dan Gilroy è più di un thriller permeato di humour macabro, è una magistrale e chirurgica critica/parodia alla frenetica caccia allo scoop e alle bieche logiche di mercato della cronaca nera televisiva. In una caccia all’oro post-moderna, Jake Gyllenhall gioca il miglior ruolo della sua carriera, dando vita sia fisicamente (con occhi strabuzzati e fisico asciugatissimo) sia psicologicamente ad un “serial killer postumo” spietato e affascinante. L’escalation psicotica del protagonista è proporzionale al suo successo nell’insolito business in cui investe, e ogni tanto fa davvero paura; ad esempio, nel disfunzionale e schiavizzante (seppur buffo) rapporto fra Bloom e il suo apprendista Rick, che sfocerà – manco a dirlo – in un tragico e scioccante finale.
In perfetto equilibrio tra palpitante action-thriller e commedia nera, Lo Sciacallo ritrae una moltitudine di microcosmi: la fervente redazione di un telegiornale, la concorrenza nel giornalismo freelance, le velleità imprenditoriali dell’americano medio. Nightcrawler (questo il ben più suggestivo titolo originale) riprende e supera le atmosfere ovattate criminose di Drive conciliandole con le migliori, cupe risate dei Coen. Il risultato è magnifico ed esalta sia il lavoro tecnico di Gilroy & troupe, sia la memorabile performance di Gyllenhaal, il cui sguardo spiritato che cela solitarie psicosi rimarrà a lungo (si spera) impresso nel pubblico. Da non perdere.