LA CASA DEL SILENZIO – Andrea Isidori e Diego Sufferini
“La vita è solo un sogno nella strada della morte”. Un uomo distrutto sia nel fisico che nella mente abita solo in un appartamento, le sue giornate sono un ciondolare continuo dal letto a un tavolo dove è sempre alle prese con conti da fare e scartoffie da compilare. Intanto le sue occhiaie aumentano e tendono al nero ogni giorno di più.
Tre personaggi grotteschi, silenziosi e molto inquietanti si presentano in alternanza nelle stanza della casa, ciondolano nella loro solitudine, stanno in silenzio, sembrano disperati e hanno il volto sempre coperto. Il protagonista non si accorge minimamente della loro presenza. Non si muove nemmeno quando una misteriosa lettera passa sotto la sua porta, come se non volesse rompere la sua solitudine con alcun messaggio di presunta vita dall’esterno.
Gli autori di House Of Silence (Adrea Isidori e Diego Sufferini) giocano sulla suspense e l’inquietudine creata da personaggi disturbanti, cercando di mettere in scena la solitudine e il disadattamento dell’uomo moderno, ma ci riescono solo in parte dato che la sceneggiatura e la messa in scena risentono di soluzioni banali.
Insomma, c’è un David Lynch in ognuno di noi, appollaiato sopra le nostre spalle, senza peso, e non ci rendiamo conto della sua presenza. Non basta mettere in scena dei fantocci ciondolanti per portare lo spettatore a riflettere sulla solitudine e sulla vita, o sul fatto che la vita sia solo un sogno concepito sulla strada della morte. Non basta fare un clip di videoarte per voler rappresentare un mondo che per il momento solo Lynch è riuscito a rappresentare.
Comunque sia, il cortometraggio è ben girato per essere un amatoriale e gode di ampio respiro, quel tipo di respiro che lascia riflettere lo spettatore. Isidori e Sufferini si dimostrano in grado di spaventare e inquietare anche se mitigati dalla pochezza tecnica.
VOTO: 6/10
Regia: Andrea Isidori, Diego Sufferini