PASSEPARTOUT – Lorenzo Buscaino
Il poker è un brutto vizio. Lo sanno i fratelli Andy e Manuel, abili nello sperperare i soldi dell’eredità in partite scriteriate dove finiscono con le tasche svuotate e sfottò a ripetizione. Di ritorno da una di queste partite (disfattiste), il duo sembra proseguire con la sfiga imbattendosi in una sorta di donna-alieno, schiantatasi sul pianeta Terra. Tuttavia la scoperta si rivela fruttuosa, grazie ad un marchingegno che la donna porta con sé, capace di aprire ogni serratura.
Dallo spazio profondo, un’altra astronave tocca terra, con dentro un essere verde dalle fattezze meno generose della donna-alieno, dal modo di fare meno fascinoso, e dall’appeal che riesce a far colpo solo su un investigatore privato in cerca di riempire i vuoti della propria vita. Ma … sono entrambi una minaccia per la Terra, oppure gli alieni hanno altri scopi?
Lorenzo Buscaino, forte di un budget di poco meno di duemila euro, si spinge oltre i territori horror-comedy de La mano infernale per toccare la sci-fi comedy con Passepartout – Tutte le porte sono aperte. Il tocco ironico, quindi, non manca neanche questa volta e la struttura di base è più o meno simile alla precedente, nonostante il cambio “vestito” (genere). Il plot presenta due protagonisti (Eros Bosi e Andrea Buscaino, fratello del regista) dalla battuta facile e dalla sfiga cronica, una situazione paradossale, precise scelte da compiere e un destino da affrontare. Elementi che, combinati con la sfrontatezza del regista, riescono a divertire con sana autoironia, spingendo Passepartout verso lidi amatoriali sicuramente, ma mai indisponenti o ridicoli.
Certamente le problematiche di un lavoro a bassissimo budget come questo risultano amplificate da una cassa di risonanza come la durata di circa novanta minuti. Nonostante non ci si annoia mai, affrontare un così vasto minutaggio, evidenzia buchi di sceneggiatura (il tema-chiave del passepartout viene presto dimenticato), lacune tecniche sia a livello di ripresa che di montaggio e problemi nel gestire il sonoro (occhio ai volumi!). Gli attori sono calati nella parte e riescono a non stancare, mentre il problema della dizione resta sempre uno degli emblemi del cinema indipendente italiano, qui ancor più enfatizzato dalla parlata dialettale degli alieni. Coraggioso, irriverente, divertente ma ancora immaturo.