NYMPHOMANIAC vol.2 – Lars Von Trier
Gentile Signor Von Trier, perdoni il disturbo, Le ruberò solo qualche minuto. So che è molto impegnato e sarà sicuramente intento a realizzare qualche nuovo brillante soggetto, che diverrà un’infinita sceneggiatura, destinata a sua volta a diventare un profondo, controverso, acclamato film. Come ben sa non mi posso certo definire un Suo ammiratore: amo studiare i Suoi film, meno guardarli. Sicuramente, fatico a capirli.
Le basterà leggere poche righe della mia recente analisi di Nymphomaniac vol. 1 per rendersi conto che anche la prima parte dell’ossessiva e sregolata vita sessuale di Joe (Charlotte Gainsbourg) mi ha lasciato parecchio insoddisfatto e confuso. Quindi, il secondo e conclusivo atto del Suo ambizioso progetto era l’occasione ideale e tanto agognata, per il sottoscritto, di metterLa definitivamente al muro e crivellarLa sotto i colpi delle mie critiche un po’ prevenute. Invece, signor Von Trier, ha deciso ancora una volta di complicarmi la vita e il lavoro con un Vol. 2 che non è solo acuto e maledettamente affascinante, ma che spinge le tematiche viste in precedenza verso profondi e coerenti fondali, redimendo l’opera una volta assaporata nella sua interezza. E chissà che altro emergerà dagli ulteriori novanta minuti oscurati dalla censura, se e quando una director’s cut ce li restituirà.
I valori tecnici si mantengono di alto livello, soprattutto l’elegantissima fotografia, e non è certo colpa Sua se tutte le amputazioni censorie si traducono in criminali tagli di montaggio. La narrazione migliora nettamente capitolo dopo capitolo (qui ne vediamo solo tre, ma molto più interessanti e “scomodi” dei precedenti), regalando al film vivacità e, soprattutto, quella profondità argomentativa che fino a questo punto era un po’ mancata. Joe, ormai adulta, scopre il lato oscuro della sua dipendenza, le ripercussioni fisiche e quelle emotive dell’eccesso sessuale. La donna cerca il piacere nel dolore (in una mirabile digressione sul s&m), ma trova il dolore appagando ciecamente le edonistiche pulsioni. Così, e qui giungiamo forse al crocevia più profondo e toccante del film, Joe compromette pericolosamente l’equilibrio familiare e il proprio ruolo di madre per seguire la propria natura; c’è forse la possibilità di cambiarla o reprimerla?
La morale forse non c’è, ma l’epilogo è poesia straziante. E il volto sciupato e lo sguardo mesto della Gainsbourg, finalmente salgono in cattedra, diventando il perfetto ritratto dei tormenti della protagonista, raramente così “umana”. Con lei nuovi e bravi gregari, dall’ex Billy Elliott Jamie Bell fino alla tanto attesa comparsa dei fidi Kier e Dafoe; quest’ultimo, ora nelle sale anche col bellissimo Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, dopo gli incubi di Antichrist torna a fronteggiare in un’originalissima questione d’affari la Gainsbourg. Le tematiche aumentano progressivamente di intensità e ardore, toccando con impareggiabile sensibilità anche la spinosissima parentesi dedicata alla pedofilia.
Allora Lars (posso chiamarla per nome, vero?), mi sa che è stato proprio un grave errore “spezzare” il Suo itinerario. Un vero e proprio torto nei confronti del racconto, che andrebbe vissuto con continuità (quindi, il consiglio, è di andare dritti al dvd) senza interrompere un climax, che vale l’attesa e anche qualche passaggio a vuoto. Il cerchio si chiude in un finale che, in perfetto stile Von Trier, spacca in due. Ammaliante, esilarante, stupendamente spiazzante. Oppure, al contrario, un vero e proprio harakiri. Non importa cosa ne penserà lo spettatore, ma deve resistere fino a quel momento, senza tirare le somme troppo presto. Insomma, Lars, lo ammetto: ero già pronto col fucile spianato ma non è (ancora) il caso. Mi perdoni allora per il giudizio affrettato sul vol. 1, spero di avere presto Sue nuove.