I FANTASMI DI SAN BERILLO – Edoardo Morabito
Catania, l’assolata Sicilia e il quartiere di San Berillo. Siamo nel 1958, il quartiere subisce un repulisti totale che spintona gli abitanti verso la periferia, un vero e proprio “sventramento” dovuto a motivi commerciali, in una terra dove lo zolfo è quanto più simile all’oro. Il 1958 è anche l’anno della Legge Merlin, siglata per regolamentare la prostituzione in Italia; legge che trapianta un vero e proprio mare di prostitute verso il quartiere ormai abbandonato.
Un mercato che diventa sì florido, ma non della mercanzia che si immaginava inizialmente, un vero e proprio snodo di seni, cosce e prorompenti labbra al vento in grado di coronare un ottimo business in un Mediterraneo sede di “impunità”. San Berillo come oasi del piacere, almeno sino alla retata delle forze armate nel ventunesimo secolo, quando l’ormai ex oasi subisce la seconda carica da parte dello stato. E San Berillo scompare nuovamente.
Vincitore del premio come Miglior film al Torino Film Festival, sezione Italiana.doc, I fantasmi di San Berillo ci riporta nei luoghi della memoria, in strade assolate dove marciapiedi asimmetrici raccontano un’aritmia culturale capace di velare i sotterfugi di una Sicilia vispa, ruspante, capace di raccogliere del buono (?) anche nei momenti di massima disperazione. Sono fantasmi le cui parole aleggiano ancora nell’aria grazie ai versi di Goliarda Sapienza, scrittrice originaria del quartiere catanese, letti da Donatella Finocchiaro; parole in grado di tramutare umilmente un messaggio di sopravvivenza e non di smacco contro lo stato. Mai un commento arrogante o supponente, solo parole trasmesse in un documentario che narra di prostitute, sedute quiete nei loro bugigattoli, in attesa di una richiesta, del passaggio di una clientela rumorosa. Figure “invisibili” in un centro in pieno movimento.