IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA – Antonio Bido
Un farmacista viene ucciso apparentemente senza motivo. Un’attrice e ballerina, Mara, per puro caso si imbatte nell’assassino, divenendo preda dello stesso che, nel mentre, non ferma la sua catena di omicidi. Mara, dopo esser riuscita a scampare al killer per un caso fortuito, si rifugia da Lukas, ex fidanzato della donna, che inizia delle indagini per conto proprio.
Delle vicende legate alla seconda guerra mondiale si intrecciano con un caso giudiziario (il caso Ferrante) accaduto diversi anni prima, in un percorso tortuoso che porta ad un epilogo inaspettato.
Giallo dalle atmosfere argentiane, Il gatto dagli occhi di giada mescola avidamente una infrastruttura tipica del poliziottesco all’italiana con elementi della cinema giallo (L’assassino ha le mani pulite, Paranoia) macchiati da un sapore acre di dolore, la cui entità viene svelata solo nel toccante finale. Il film di Antonio Bido riesce a svettare su altri lavori del periodo per il suo straniante modo di posizionare la macchina da presa, mettendo continuamente lo spettatore in una prospettiva atipica, come a voler spiare Lukas da ogni spiraglio. Inoltre, vi sono elementi come il folle dentro l’edificio di Padova che contribuiscono a infondere un senso di disagio alla vicenda, grazie a certe atmosfere che oggi individuiamo come lynchiane.
Il gatto dagli occhi di Giada gode anche di una splendida colonna sonora, capace di insinuare la tensione ancora più sottopelle, giocando a mantenere alto il ritmo mentre la vicenda diviene sempre più complicata, via via che si intreccia con avvenimenti del passato impossibili da dimenticare. Il campo di sterminio di Bolsena, l’abbaiare insistente dei dobermann sembrano elementi impossibili da intrecciare nella vicenda, fino al durissimo finale. Un must have per gli amanti del genere e non.