OUT OF THE FURNACE – Scott Cooper
Russel lavora nell’acciaieria di una sperduta cittadina degli states, uno di quei luoghi dimenticati da Dio dove un uomo come il fratello Rodney, reduce dell’Iraq, non può trovare redenzione e nuova linfa vitale ma solo un briciolo di autodistruzione in combattimenti clandestini. La situazione di Russel si complica quando, in seguito ad un incidente d’auto, si ritrova in prigione, lontano dalla compagna Lena.
La morte del padre, l’abbandono della compagna, il decorso autodistruttivo di Rodney, la faida mafiosa tra Woody Harrelson e Willem Dafoe, spingono Russel verso una depressione cronica e una bramosia si vendetta.
Out of the furnace racchiude il perimetro d’azione non solo intorno ad una cittadina sporca e bistrattata da un’economia che ne sta sputando via i rimasugli di ossa, ma abbraccia la vita di alcuni superstiti della vita stessa, un mix di redneck e incapaci di vivere senza imbrattarsi con un sudiciume che risale dal suolo per vorticare intorno alle loro vite. Russell (Christian Bale) prosegue una vita che simula normalità ma è conscio di non poter uscire da un giro di morte le cui porte verranno spalancate dalla morte stessa … quella del fratello.
Il film di Scott Cooper respira un clima drammatico, pessimista, macchiato da tinte noir, poggia il peso delle lacrime su splendidi protagonisti, dall’invasato Casey Affleck al disperato Christian Bale, dal gelido Woody Harlenson alla sofferente Zoe Saldana, e accompagna il loro cammino destinato a portarli oltre il fosso, in un baratro dove le anime saranno costrette a dimorare per l’eternità. Out of the furnace è un malinconico canto, spezzato dalle note struggenti cantate da Eddie Veder, un film indipendente che matura dentro ricordandoci che non vi è alcuna redenzione.