THE CANYONS – Paul Schrader
Nonostante sia diretto dalla vecchia conoscenza hollywoodiana Paul Schrader (American Gigolò, ma anche “papà” degli scripts di Taxi Driver e Toro Scatenato) ed interpretato da Lindsay Lohan (Mean Girls), chiacchieratissima star, il noir thriller The Canyons incuriosisce soprattutto per la sceneggiatura firmata Bret Easton Ellis.
Dallo scrittore californiano, autore di romanzi come American Psycho e Le Regole Dell’Attrazione che hanno messo in croce e svelato il lato oscuro dell’America “per bene”, ci si aspetta sempre qualcosa di geniale e perverso. Anche in questo caso, sono gli altolocati rampolli americani ad essere raccontati, indagati e additati: Tara (Lohan) è la compagna di Christian (il divo del porno James Deen), produttore cinematografico bello, giovane e ricco. Arrivista e con lo sguardo di chi potrebbe impazzire alla Patrick Bateman, col giusto input. Quello ad esempio fornito da Ryan (Nolan Funk, House At The End Of The Street, Riddick), indimenticato ex di Tara che si rifà sotto. E nella perfetta tradizione di Ellis, sarà sesso & violenza, in una L.A. viziosa e viziata.
Presentato a Venezia pochi mesi fa come “evento speciale”, il film è effettivamente una creaturina dello scrittore: la promiscuità sessuale, le vacue vite dei ricchi ragazzi losangelini con sogni di gloria e moventi edonistici. Tutto parla della tradizione di Ellis, ma maluccio. Il racconto di gelosia, arrampicate sociali e vendette è interessante ma superficiale e senza mordente. Sono lontani l’affilatissimo e delirante microcosmo economico di American Psycho, la perdizione tossica di Al Di Là Di Tutti I Limiti (adattamento cinematografico di Meno Di Zero, esordio narrativo di Ellis) o l’immaginario pop-pulp de Le Regole Dell’Attrazione.
Le trasposizioni cinematografiche dei romanzi dell’autore hanno sempre colpito per gesta estreme e personaggi capaci di sorreggerle (chi più chi meno, vero mr Van Der Beek?). Ellis paga lo scotto di una sceneggiatura diretta, o è solo la fase calante di un genio del male? Sta di fatto che in The Canyons mancano proprio la sostanza ed il coraggio di spingere oltre. Il film non vuole essere per tutti: dunque, perché non assumersene la responsabilità fino in fondo? Invece, con qualche bollino nero qua e là, The Canyons può vederlo anche la nonna … la quale noterà che gli intrighi e le paranoie dei protagonisti rimangono in superficie, come un teen-drama più che un film d’impatto. A proposito dei protagonisti, siamo sicuri siano state scelte le facce giuste? La Lohan, che sugli eccessi potrebbe tenere un corso universitario, sarebbe (sulla carta) perfetta per la parte, ma appare svuotata. Funk è totalmente inoffensivo, una faccia da Vanity Fair. Solo il sorprendente Deen regge il passaggio dall’hardcore al cinema canonico e il suo Christian è subdolo e spaventoso.
The Canyons è un film che ha la museruola: non sfodera momenti cult, solo nudità e perversioni che sembrano dettate più da esigenze di contratto che da motivazioni narrative. Quando si comincia a ballare, e il sangue a sgorgare, è troppo tardi e i titoli di coda incombono. Per Schrader, buona regia e reputazione personale tutto sommato salva: non si può vincere una corsa con un ronzino. Vince però un mezzo esaurimento nervoso per la tumultuosa produzione occorsa e le bizze della Lohan sul set. Per la serie: se lui ed Ellis avessero voluto un bel rendiconto della “youth gone wild”, avrebbero fatto prima a seguirla nelle sue gesta lontano dalle telecamere.