FRANKENSTEIN’S ARMY – Richard Raaphorst
Una cinepresa scandisce l’avanzata di un manipolo di soldati russi in missione presso i confini orientali della Germania, in cerca di compagni da aiutare. Uno strano messaggio di aiuto viene ricevuto durante un pattugliamento, fino a portare il gruppo nei pressi di una chiesa dove un cumulo di suore giacciono l’una sull’altra, prive di vita.
All’interno della struttura i soldati russi trovano una strana creatura distesa per terra, un essere un tempo umano, adesso adornato da arti meccanici e animato da una implacabile ferocia. Eliminato l’essere, il gruppo inizia la discesa nei sotterranei dell’edificio, scoprendo un orrore che viene dal profondo, partorito da una mente umana.
Ironia e sacrosanto splatter sono gli elementi che compongono Frankenstein’s army, un groviglio di situazioni grottesche immerse in un contesto cupo, in modo da non indirizzare l’attenzione sul solo humour nero, ma miscelando la risata con picchi di tensione. L’azione viene concentrata all’interno di cunicoli bui e marcescenti, dove il respiro viene mozzato dall’irrompere di creature mostruose. Richard Raaphorst riesce a creare atmosfere anni ’80, evocando scenari da slasher e costruendo un esercito di mostri, senza aiuto di cgi, in un habitat come quello olandese, solitamente non propenso a questo tipo di esperimenti.
Frankenstein’s army utilizza l’artificio della camera a mano per mascherare limitazioni di budget, divenendo fastidioso nei momenti di maggiore concitazione e costringendo il regista a soluzioni irrealistiche tipiche del p.o.v. (telecamera raccolta da terra anche in situazioni di estremo pericolo, posizionamento del “cameraman” in luoghi strategici per un montaggio ideale, … ). Il gore è palesato senza particolari remore, venendo diluito nell’impatto dalle risate, senza tuttavia svilirsi, mentre la scelta di utilizzare make-up e protesi spinge non solo l’effetto vintage della pellicola ma anche la fisicità delle creature, non solo ottimamente concepite ma anche capaci di riempire gli angusti spazi di terrore. Irriverente, claustrofobico e sanguinolento.